Internet, adolescenza e sessualità: un “pericoloso” triangolo
E’ inevitabile: quello tra adolescenza, sessualità e tecnologie digitali è un triangolo pericoloso. O, perlomeno, considerato tale. Un intreccio difficile, un argomento scottante di cui parlare. Una triade osservata con occhio sospettoso e giudicante in particolare dal mondo adulto, spesso spaventato di vedere i/le propri/e figli/e crescere a contatto con le tecnologie. O crescere in generale.
Che i giovani facciano sesso o entrino in contatto con la sessualità è da sempre un problema, anche se non dovrebbe esserlo. Perché l’adolescenza è un periodo di scoperta di sé e dell’altro, e di sé attraverso l’altro, che avviene anche per mezzo della sessualità. Oggi questa scoperta ha un un punto di passaggio obbligato: la Rete. E “Che l’adulto si stupisca è abbastanza buffo”.
Ne parliamo con Alberto Rossetti, psicoterapeuta per adolescenti e scrittore. E che è anche stato una delle penne della redazione di Transiti.
Rossetti sostiene che “La demonizzazione del rapporto tra sessualità, adolescenza e Internet implica un mancato riconoscimento delle funzioni ricoperte dalla Rete nella scoperta della sessualità per il giovane. Negando questa dimensione si rischia di non vedere la spinta sessuale che vive nei ragazzi”,
Il ruolo della Rete nel rapporto tra adolescenza e sessualità
Chiaramente, bisogna differenziare tra le varie modalità attraverso cui la Rete è implicata nel rapporto tra adolescenza e sessualità.
“Da un lato c’è il porno, dall’altro le app finalizzate agli incontri. Queste però riguardano soprattutto i giovani adulti. Poi, un utilizzo dei social per la relazione, per incontrare altri e mostrarsi, senza che si tratti per forza di un comportamento problematico”.
Ci sono i rischi e le zone buie, ma anche le risorse, la normalità e i lati positivi. Come in ogni altro ambito della vita, c’è complessità. E complessità è la parola d’ordine dell’adolescenza.
Si tratta, quindi, di passaggi decisivi nella costruzione identitaria e nell’apertura verso l’altro.
Secondo Rossetti “Internet è un ulteriore modo che i ragazzi hanno per incontrarsi. Chiaramente, non deve essere l’unico. Diventa problematico quando c’è paura, quando la Rete rappresenta un modo per difendersi dalla fatica di incontrare l’altro, di fare il primo passo in un altro modo.
Poi c’è la pornografia, con i suoi evidenti limiti che incentivano a immaginare la sessualità in maniera egocentrica, in cui l’altro manca completamente. E a quel punto diventa una sessualità che è fine a se stessa, mentre dovrebbe essere uno strumento per incontrare e scoprire l’altro”.
Rossetti aggiunge: “Non credo che la colpa sia della pornografia, ma è tutto il contesto che porta ad auto-centrarsi e a cercare una soddisfazione sempre e solo in se stessi e mai nella ricerca dell’altro. Ecco che allora incontrarsi può diventare angosciante o frustrante”.
D’altra parte, qualsiasi sia il significato che diamo alla sessualità e al rapporto tra affettività e sessualità, un punto fondamentale è che il sesso è sempre e comunque una forma di relazione.
Gli effetti della pandemia sulla sessualità in adolescenza
Rispetto a questa paura di incontrare i corpi degli altri, ultimamente si dibatte molto sulle conseguenze che la pandemia ha avuto (e i cui strascichi continueremo a vedere) sul benessere psicologico, e di conseguenza anche sessuale, dei e delle giovani.
Le restrizioni alla socialità sembrano aver avuto un impatto sul comportamento sessuale degli e delle adolescenti. Lo fanno notare, per esempio, Annalisa Camilli in un’inchiesta per l’Essenziale e alcuni studi menzionati da Il Post.
Si parla di una maggiore sperimentazione attraverso l’autoerotismo, di relazioni che nascono online. E questi non per forza rappresentano degli aspetti negativi. Ma si parla anche di insicurezza nell’affrontare la sessualità, di difficoltà nella gestione del contatto fisico e della presenza reale dell’altra persona, di diminuzione del desiderio sessuale. Come se il contatto ancora più pronunciato con le tecnologie avesse in qualche modo inibito le sessualità nei e nelle giovani.
Secondo Rossetti “C’è certamente qualche tratto che va in questa direzione, ma è importante non generalizzare per evitare di addossare a un’intera generazione questi vissuti negativi che hanno toccato tutti. Però, effettivamente, due anni di chiusura devono per forza avere lasciato una traccia. La paura di infettare e di infettarsi rimane scritta nella persona, e la sessualità come atto è contaminazione pura dell’altro. Pensiamo a un bacio, che è esattamente quello che non si è potuto fare. Nei mesi di confinamento, la famiglia ha inevitabilmente preso il centro della scena traducendosi in convivenze un po’ forzate. Passare ogni sabato sera a casa con i propri genitori, a 16 anni, non è così ordinario. Questi aspetti non sono da sottovalutare, e vanno in contrasto con la fisiologica scoperta dell’altro”.
Sono questioni che risuonano anche nella clinica con gli e le adolescenti, nella dimensione di cura che Rossetti vive ogni giorno in quanto psicoterapeuta.
“In molti ragazzi è proprio venuta meno la certezza rispetto al futuro. La solidità di alcuni aspetti della vita è continuamente messa in discussione. Sono questioni da sempre problematiche, generazionali, ma c’è un’incertezza di fondo che pervade i ragazzi che stanno peggio. Tutto ciò che fanno e vivono sembra fine a se stesso, senza prospettive. Questo ha conseguenze inevitabili sulla costruzione dell’identità, sfociando in confusione rispetto alla domanda identitaria”.
Il tema della fluidità
L’identità negli e nelle adolescenti, è da sempre un work in progress. Ed è questo aspetto di costruzione di sé che rende il periodo adolescenziale così travolgente per chi lo vive e così avvincente per chi lo osserva.
Questa ricerca identitaria, questa esplorazione sembra ancora più accentuata in chi, oggi, si trova in questa fase. Si tratta di quello stesso senso di confusione rispetto al futuro che contamina la sfera dell’identità – anche sessuale?
L’identità dell’adolescente di oggi sfugge davvero a ogni definizione?
Fluido è l’amore, fluida l’identità. E’ un tema molto attuale, che i/le giovani sentono molto e che gli adulti spesso liquidano con il classico “Passerà, è solo una fase”. Ma la Gen-Z rivendica con forza il rifiuto delle categorie, delle etichette, dei giudizi per scelte che sono vissute come personali.
Per Rossetti è un tema molto complicato, su cui non è facile ragionare ora. Perché ci sono diversi piani che lo “inquinano”, dice, e che “hanno a che fare più con la sfera sociale. Uno è quello dell’ideale: la fluidità di genere ha a che fare con l’idea di essere liberi e non costretti. Un’idea bellissima, ma se vi si aderisce in maniera rigida, ideologica, diventa anch’essa limitante. Che cosa significa ‘essere qualsiasi cosa’?
L’altro piano è quello generazionale, ha a che fare con il differenziarsi dalle generazioni precedenti. E la sessualità è sempre stata un modo per emanciparsi. Si pensi al ‘68: in quel caso si trattava di battaglie per vivere la sessualità più liberamente. Oggi quella dimensione di libertà è già stata raggiunta, per cui si è in una grande fase di sperimentazione, di curiosità, di vedere fin dove si può osare. E oggi si tratta di una dimensione molto più legata all’Io che in passato. Come in ogni grossa sperimentazione c’è chi si perde e chi invece è più libero e meno costretto davvero. Questa mi sembra la questione principale di tutti i discorsi sull’ identità fluida. C’è molto rumore di fondo, molta generalizzazione, è una situazione che trascende i ragazzi”.
Anche in queste trasformazioni Internet ha un ruolo. Amplifica e velocizza, iper-connette, diffonde. Struttura gruppi, dinamiche, e “bolle” social. Crea modelli, ed è un fortissimo strumento d’identificazione. Non introduce, in sé, degli elementi di novità ma rispecchia, estremizza ed esplicita dinamiche interne.
Rossetti conferma che, rispetto al tema della identità fluida, le generazioni precedenti fanno molta fatica.
“Quando si sfatano in maniera così esplicita dei tabù così profondamente radicati e validi per intere generazioni, famiglie e comunità, viene messo in difficoltà anche l’adulto di più ampie vedute”.
Lo scontro generazionale è normale, ed è normale che il/la giovane amplifichi ed estremizzi i propri atteggiamenti. Il che non significa che stia “solo” attraversando una fase. E’ normale che l’adulto mostri delle resistenze, ma deve poter rimanere disponibile al dialogo riportando la propria esperienza. Secondo Rossetti ci si riassesterà, a livello sociale, su un maggior equilibrio.
Siamo nel corso di una rivoluzione sessuale? Secondo Rossetti, sì.
“Però sul tema dell’identità, dell’Io. Non ci stiamo più muovendo tanto sull’orientamento ma sul proprio genere. Sono cambiamenti che intaccano molto di più l’identità”.