Le associazioni sono gruppi di persone che perseguono un fine comune e, da quando esistono le comunità italiane nel mondo, anche le associazioni che favoriscono aggregazione tra gli emigrati si sono diffuse, hanno cambiato forma, si sono evolute in risposta alle esigenze e alle sfide del momento e hanno esplicitato la loro partecipazione all’elaborazione dell’identità italiana.
Differenti dai Comites, le associazioni degli italiani all’estero nascono in modo spontaneo e sono distribuite in maniera capillare nei paesi di accoglienza, offrendo supporto a chi arriva e cercando di creare, o rafforzare, una rete tra connazionali.
Dalle associazioni femminili ai gruppi regionali, le associazioni nascono quindi dietro iniziativa dei singoli; sono dettate da una necessità di radicamento con il nuovo territorio e allo stesso tempo di rafforzamento del legame con la propria cultura di origine, in ottica di migliorare la propria vita sociale e mettersi al servizio della propria comunità.
E’ il caso di ITAT – Italiani a Trondheim – associazione nata tra i fiordi nell’area centrale della Norvegia, a cui fanno riferimento più di 600 italiani che vivono lontano 500 km dalla capitale Oslo, e quindi dal Comites e dall’Ambasciata, riferimento istituzionale per tutti gli expat italiani in Norvegia e Islanda.
Bisogno numero uno: favorire le relazioni
L’idea di una “ITAT” (di cui allora però non si conosceva il nome) comincia a prendere forma nel 2016, quando Giuseppe Marinelli, professore associato presso la Nord University, e sua moglie Eleonora Tarantino, insegnante alla scuola per l’infanzia, decidono di compiere un viaggio turistico a Oslo per visitare la città ma anche per conoscere le realtà associative lì presenti (prime fra tutte l’AGI – Associazione Giovane Italia).
Trondheim, infatti, è una cittadina non troppo grande, ma è conosciuta come polo tecnologico della Norvegia, la cui Università (NTNU – Norwegian University of Science and Technology) e i cui centri di ricerca accolgono ogni anno decine di ricercatori.
Quando Giuseppe Marinelli si trasferisce a Trondheim, non esistono associazioni italiane, né gruppi di accoglienza per neoarrivati. Servizi, Associazioni e Istituzioni sono presenti solo in capitale, e a Trondheim in pochi conoscono l’esistenza del Comites di Oslo, appena fondato, nel 2015. L’unica istituzione italiana o italofila a Trondheim è il Comitato Dante Alighieri Trondheim: un piccolo comitato costituito principalmente da norvegesi con la passione per l’Italia e la sua cultura.
“Dopo qualche mese dal nostro arrivo mia moglie ed io abbiamo subito capito che c’era una comunità di italiani in decisa crescita, fatta però di individui non connessi tra loro e basata prevalentemente su rapporti tra singoli. A differenza di altri luoghi, qui l’assenza di una vera e propria ‘rete’ si sentiva.
Mia moglie in quel periodo non lavorava perché in attesa della nostra prima figlia, così ha iniziato a dedicare del tempo alla costruzione di una rete informale, che avesse un punto di ritrovo dove incontrare e conoscere gli altri italiani residenti a Trondheim. Partendo dagli amici, si è cercato di allargare sempre di più la rete di contatti, favorendo occasioni di incontro.
Seppur informale, si trattava dell’unico gruppo esistente; per questo motivo siamo stati contattati dal Comites di Oslo nel Dicembre del 2017 per chiedere la nostra disponibilità per la realizzazione dell’evento ‘Scienza senza confini’, un ciclo di conferenze che si svolge nelle principali città norvegesi e islandesi. Siamo quindi stati coinvolti e abbiamo dato il nostro contributo facendo da tramite con le istituzioni e il territorio, dai contatti con gli speaker alle questioni puramente logistiche.
Durante quell’occasione il rappresentante del Comites che era presente all’evento ci ha suggerito di fondare un’Associazione; sarebbe stato molto utile in una città come Trondheim, dove non esisteva nessun supporto o rete ufficiale di riferimento per gli italiani”.
Una rete di benvenuto e centro di aggregazione
A partire da quell’incontro nel Dicembre 2017 e dopo un faticoso lavoro di preparazione (stesura dello Statuto, elezione del primo Consiglio Direttivo, registrazione presso i registri associativi norvegesi, apertura di un conto corrente ecc), l’associazione ITAT – Italiani a Trondheim nasce ufficialmente nel Febbraio del 2018. Oggi è l’unico vero network associativo di italiani a Trondheim (escludendo, quindi, le reti di amicizie e conoscenze private). Un punto di riferimento per chi ha bisogno di entrare in contatto con altri italiani, chiedere consigli di ogni genere, capire il funzionamento dei servizi e della burocrazia locale, oppure ricevere supporto per la ricerca di una casa, un posto di lavoro o, magari, anche solo consigli per sopravvivere all’inverno norvegese.
“Principalmente ITAT vuole rappresentare quella rete di benvenuto per gli italiani che si trasferiscono qui e che prima non esisteva.
Per chi vive a Trondheim stabilmente, invece, offriamo incontri che hanno come obiettivo quello di rafforzare la socialità e la rete come momenti di aggregazione.
Rispetto a Oslo qui la comunità è meno variegata, ma c’è da dire che molti tra gli italiani che si trasferiscono lavorano nel settore della ricerca, che rappresenta per certi aspetti una ‘bolla per expat’: comunicano in lingua inglese e di conseguenza non sempre riescono a integrarsi con la comunità locale o conoscere i servizi del territorio.
Solitamente gli italiani che arrivano qui hanno già un contratto di lavoro, ma non mancano anche coloro che amano la Norvegia e scelgono Trondheim per cercare un nuovo impiego e perché è più piccola e autentica rispetto ad Oslo”.
Proteggere e trasmettere l’italianità
Dalla breve storia di ITAT emerge un fenomeno comune con altre associazioni presenti altrove: molti connazionali, dopo l’accoglienza iniziale e una volta integrati nel nuovo nucleo lavorativo fatto di colleghi provenienti da tutto il mondo, partecipano meno attivamente alle attività dell’associazione.
Queste persone, però, tornano a sentire l’esigenza e la necessità di essere parte dell’associazione nel momento in cui hanno figli e mettono su famiglia.
Diventare genitori fuori dall’Italia trasforma prepotentemente il proprio modo di stare all’estero e la propria vita da expat, e fa emergere nuove esigenze anche rispetto alla dimensione che riguarda l’attaccamento alle proprie origini: un valore da trasmettere ai propri figli, a partire dalla lingua madre.
Non più il supporto pratico, ma quello culturale e ricreativo, rende l’associazione il luogo ideale dove proteggere e trasmettere l’italianità ai propri figli, in particolare attraverso lo scambio sociale nella propria lingua.
“Mia moglie ha oltre dieci anni di esperienza come insegnante presso le scuole dell’infanzia in Italia. Ha quindi proseguito la sua professione anche in Norvegia, arricchendo la sua esperienza e professionalità di un bagaglio multiculturale preziosissimo. Per questo motivo organizza attività in italiano specialmente rivolte ai bambini, perché ci siamo resi conto che si trattava di una forte esigenza sentita dagli italiani che vivono qui con i figli.
Oggi facciamo principalmente rete con il Comites e ci appoggiamo al Comune di Trondheim sia finanziariamente (riceviamo da due anni un piccolo finanziamento annuale per le spese correnti) che per la logistica, usufruendo di locali comunali che possiamo utilizzare a titolo gratuito. Inoltre, abbiamo instaurato una sorta di ‘consuetudine’ con l’Ambasciata ad Oslo, invitando l’Ambasciatore in occasione della Cena di Natale (Julebord) che qui in Norvegia è una delle feste più importanti dell’anno (forse segue soltanto il 17 Maggio, festa Nazionale).
Inoltre a fine estate c’è un grande evento multiculturale a cui siamo fieri di partecipare sin dalla sua istituzione: è lo Språk- og Kulturfestivalen, un bellissimo festival a cui partecipano le associazioni che rappresentano le varie nazionalità. Portano le proprie tradizioni, dalla musica alla cucina”.
L’associazione può essere una mediatrice culturale?
ITAT, per il momento, concentra le proprie attività sul bisogno di fare rete, mantenere forte l’identità e la cultura italiana e favorirne la conoscenza nel nuovo paese di adozione.
Sarebbe utile anche, però, assumere il ruolo di ‘mediatori culturali’ per gli expat che dovrebbero e vorrebbero conoscere e capire meglio la cultura locale.
“Fino ad oggi abbiamo fatto poco per portare la cultura norvegese dentro l’associazione. Mi piacerebbe molto, in futuro, e per fare ciò sto cercando supporto tra i norvegesi. Conoscere la cultura del paese di accoglienza, partendo dalla lingua, a mio avviso è fondamentale; dobbiamo evitare di vivere una sorta di realtà parallela e per farlo dobbiamo comprendere il contesto in cui viviamo, dal punto di vista culturale, sociale ma anche politico”.
Portare più Norvegia dentro ITAT, potrebbe quindi essere una nuova sfida dell’associazione.
Le associazioni oggi sono in continua evoluzione, ed è proprio il modello di associazionismo autonomo e nato dal basso a rappresentare, più di ogni altra organizzazione, l’identità dei nuovi expat e i nuovi bisogni della comunità italiana all’estero.