Il mito che internet debba essere un luogo dove tutto si trova in fretta (e gratis) si è fortunatamente incrinato. Come tutte le retoriche è una semplificazione di una realtà molto complessa che ha fatto presa sul nostro bisogno infantile di un eldorado perenne. Questa illusione risponde al principio che Freud ha chiamato di piacere che vuole la soddisfazione immediata e incosciente del desiderio a cui nel tempo, con un buon sviluppo psichico, si sostituisce il principio di realtà, dove la soddisfazione del bisogno passa attraverso le scelte e le responsabilità derivanti. Un processo che richiede più tempo, ma che è realmente e non illusoriamente soddisfacente. È sostanzialmente la differenza tra il junk fast food e il cibo buono nutriente preparato con attenzione. Ossia una questione di tempo necessario.
Questo mito cavalcato da un certo modello di business, che pensa forse che l’essere umano sia un po’ tonto e poco padrone delle emozioni, ha sicuramente contribuito alla creazione di parte dell’immondizia che circola in rete. Parallelamente c’è sempre stato un altro internet. Una rete, apparentemente più silenziosa, ma solida e cooperativa che ha stimolato, in qualità di iper connettore e contenitore (apparentemente) infinito di contenuti, il ruolo di spazio aperto e accessibile in cui generare opportunità di accesso a conoscenza, relazioni, formazione, cultura, scienza.
La consapevolezza sempre maggiore di molte persone sul funzionamento dei motori di ricerca, rende le ricerche oramai responsabili e sofisticate, soprattutto se ci riferiamo a servizi di una certa delicatezza e di recente introduzione, quali la psicoterapia online e di un bisogno autentico di cura. La ricerca approfondita della qualità, della solidità e dell’affidabilità di un servizio non si ferma, anzi legge e passa oltre la recensione sorniona, la quantità di stelline, l’indicizzazione del sito o ancora sulla quantità di contenuti riversati nei social e alla pubblicità insistente.
Sempre più persone si stanno riappropriando del concetto di “tempo necessario” per diventare competenti e responsabili nell’esercizio della propria scelta delle fonti informative online. In mezzo ad un mare di offerte che rendono il primo impatto confuso e frastornante, dedicano tempo e pensiero per incrociare le informazioni, verificare le referenze, leggere la qualità di quello che viene scritto, e conseguentemente rivolgersi a servizi che ritengono autorevoli e scientifici. Internet non è più il luogo “fast-choice” scelto in base al sentimento provato sul momento di fronte ad un contenuto ad alto impatto emotivo, ma è il luogo dove è possibile esercitare il potere di scelta riappropriandosi del tempo necessario e approfondire in sessioni successive, intervallate da momenti di riflessione offline, dialogo e confronto con persone di fiducia, fino a sviluppare un buon livello di consapevolezza. Non sta forse qui il principio di ogni conoscenza?
Così internet passa da luogo nel quale ci si sente confusi, frastornati, bersagliati, turlupinati ad uno spazio in cui ci si sente esploratori, capaci di ricercare il contenuto adeguato. Siamo biologicamente programmati per muoverci usando l’attenzione selettiva, scartando cioè gli stimoli che riteniamo irrilevanti e riuscendo a concentrarci in modo più focale. Più tempo passiamo a esercitare la nostra capacità di ricerca e approfondimento in rete, schivando i claim più aggressivi e/o seduttivi, più la ricerca si chiarifica e le differenze delle proposte risultano evidenti. E poi, quale miglior primo passo prima di iniziare un percorso di cura basato sulla parola e la riflessione come la psicoterapia online se non quello di iniziare prendersi il giusto tempo? “La verità della storia è nei dettagli” dice Paul Aster. Io aggiungerei anche che la differenza sostanziale sta nei modelli organizzativi che sono alla base dei servizi offerti. Ma approfondiremo questo aspetto in un secondo momento.
di Anna Pisterzi
Presidentessa della cooperativa sociale “Transiti Psicologia d’Espatrio”