Dal Global al Glocal passando per il South Working

Cosa succede quando smartworking diventa South Working? Un nuovo fenomeno che può permettere agli expat di re-integrarsi più facilmente nel luogo di origine e mantenere “vivo” il prezioso bagaglio di esperienze

psicologia espatrio

Nei mesi estivi abbiamo a lungo parlato di Smart Working: ci siamo chiesti quali nuovi scenari potrebbero prospettarsi per gli Expat che svolgono “lavori flessibili”. 

Abbiamo riflettuto sulla New Normal, una nuova e ipotetica realtà lavorativa che potrebbe concretizzarsi se “l’abitudine allo Smart Working” vedesse una diffusione capillare nelle aziende di tutto il mondo. 

Oggi vorremmo proporre un focus su come questa modalità di lavoro potrebbe favorire il rientro a casa, in particolare al sud della nostra penisola, degli italiani che vivono all’estero. 

South Working, per favorire il rientro degli expat

Elena Militello è stata la prima ad intravedere nel “lavoro a distanza” a cui molti di noi sono stati costretti durante il lockdown, una vera e propria opportunità per favorire il rientro degli Expat in Italia e, in particolare, nel Mezzogiorno. 

Fondando L’Associazione Culturale South Working Lavorare al Sud, la Dott.ssa Militello ha aperto le porte a numerose e variegate iniziative sul tema.

Un esempio tra tutte è Edgemony, un’azienda nata a seguito del lockdown dall’idea di due ex manager della palermitana Mosaicoon, che punta a reperire e formare team di lavoratori da remoto in Sicilia per le società italiane e straniere. I due imprenditori, grazie ai contatti accumulati con l’esperienza precedente, hanno già chiuso un accordo con una azienda di San Francisco, sono in contatto con una società svizzera e una con sede a Berlino.1

Spaziando dal lavoro alla formazione, un’altra interessante realtà è quella del South Learning, ideato dall’Associazione La Rivoluzione delle Seppie. 

L’associazione, sita a Belmonte Calabro, mira a ridare vita alle piccole comunità calabresi, promuovendo il rientro dall’estero di connazionali e stranieri interessati a partecipare a percorsi di formazione innovativi che intrecciano formazione tradizionale ad esperienze di comunità.

Una rete di accoglienza

South Working Lavorare al Sud, fa inoltre da catalizzatore e punto di riferimento per tutti i nuovi presidi di comunità del sud Italia, che intendono accogliere Smartworker da tutto il mondo. 

Quella che si sta costituendo è una potenziale rete di accoglienza per gli italiani all’estero che, potendo svolgere le loro occupazioni da remoto, decidono di rientrare transitoriamente o in maniera definitiva nella nostra penisola. 

Questa nuova prospettiva di potere rientrare in Italia, continuando a lavorare da remoto per l’estero, consentirebbe di tornare a godere della qualità della vita che contraddistingue il nostro Paese, tenendo allo stesso tempo ancora un “piede” nel luogo di espatrio.

 

Sino ad oggi la maggior parte di Expat in rientro hanno vissuto l’esperienza di rimpatrio come una sorta di “shock culturale”, segnato dal passaggio da una dimensione di vita globale ad una decisamente locale

Abituati ad uno stile di vita lontano da quello italiano, ad amicizie internazionali, a viaggi e spostamenti frequenti, si trovano improvvisamente in una realtà spesso percepita come familiare e accogliente ma al contempo limitante. 

Smartworking e South Working permetterebbero di passare da una dimensione global ad una glocal, dove forse l’expat riuscirebbe a re-integrarsi più facilmente nel luogo di origine e a mantenere “vivo” il prezioso bagaglio di esperienze costruito durante il soggiorno all’estero.

 

di Bianca Casella