Donne e lavoro: alla ricerca di migliori opportunità per expat ?

Il lavoro è il motivo numero uno nelle storie di emigrazione. Ma per uomini e donne il lavoro, le condizioni e le motivazioni  non sono proprio le stesse

donne e lavoro

All’indagine condotta da Transiti nel primo semestre 2021 sulla salute psicologica degli italiani del mondo in tempi di pandemia, hanno partecipato in maggioranza donne.  

Da questa buona fetta di pubblico femminile dichiara, attraverso il questionario, di aver lasciato il proprio paese d’origine per cercare opportunità superiori, a parità di competenze professionali, a quelle offerte in Italia.

Un aspetto della vita expat che non stupisce nessuno: il lavoro è la motivazione numero uno che spinge l’individuo ad emigrare. In generale, si parte generalmente per cercare migliori opportunità, condizioni e una maggiore contribuzione. 

Lavoro  per le donne all’estero: qualche difficoltà in più

Trovare condizioni lavorative migliori per una donna è meno scontato rispetto a un uomo, in tanti paesi del mondo. 

Secondo una ricerca di Internations risulta che solo il 51% delle donne migranti – iscritte alla rete – è soddisfatto delle opportunità di carriera trovate nel paese di accoglienza. 

Tuttavia, le cose per le donne che emigrano sono più complicate rispetto agli uomini: salari, prospettive di maternità, stereotipi di genere in alcuni settori, possono rappresentare un ostacolo anche all’estero, esattamente come in Italia.

Inoltre il numero di donne alle quali è richiesto di espatriare per motivi lavorativi è di gran lunga inferiore rispetto a quello dei colleghi uomini. 

Tenendo conto di questi aspetti, Internations ha stilato una lista dei 10 paesi in cui la carriera femminile pare essere più favorita, tenendo conto di tre fattori: livello salariale superiore rispetto al paese di origine, raggiungimento delle aspettative e buone prospettive di carriera, orario conciliabile alla vita privata. 

Già per la conciliazione della vita privata e lavorativa resta ancora, nella maggioranza dei contesti, una preoccupazione tutta femminile e si tratta di un equilibrio che ben pochi paesi riescono a garantire. 

Mogli vs mariti, mariti vs mogli

Tra le famiglie, il ruolo e le esperienze personali delle ‘mogli expat’ fanno emergere parecchie riflessioni.

La nostra società è considera ‘normale’ che una donna segua il proprio marito nei vari trasferimenti di lavoro. La donna assume uno status, culturalmente accettato, in contrasto con eventuali frustrazioni legate alla rinuncia delle proprie ambizioni (e indipendenza economica) in nome della carriera del marito e a migliori, forse, possibilità e tenore di vita per i propri figli. 

Al contrario, sono in netta minoranza anche se per fortuna in aumento, gli uomini che seguono i progetti lavorativi all’estero delle proprie compagne. 

Una dinamica familiare decisamente poco comune, che può scatenare giudizi e stereotipi da parte di familiari e conoscenti e relativi frustrazioni nella parte maschile della coppia.

Mettere il lavoro al centro

Ma il lavoro può essere considerato l’unico motivo valido per partire, e soprattutto, per restare? 

Sono tantissimi gli italiani che lavorano all’estero che dichiarano di non aver mai abbandonato il desiderio di tornare a casa vicino agli amici e agli affetti; vedono se stessi imprigionati in “una gabbia dorata” che impedisce loro di prendere il coraggio a due mani e fare una scelta di questo tipo. 

Si parte per un breve periodo, poi gli anni passano, uscire dalla gabbia diventa sempre più difficile e il ritorno al paese di origine sempre più distante e irraggiungibile.

Per le famiglie, i figli rappresentano l’ancora più dura da sganciare dalla gabbia dorata: responsabilità e aspettative per il futuro della prole sostengono l’idea che all’estero i giovani possano avere maggiori opportunità è piuttosto radicata. 

Spesso sono le circostanze e le opportunità che guidano la strada, ma non sempre la “scelta”, anche obbligata, della sede del proprio lavoro corrisponde al proprio progetto di vita a lungo termine.

E anche se i sogni si realizzano e le condizioni economiche permettono una buona condizione di vita, lavoro e felicità non sempre vanno di pari passo. 

Per le emozioni positive e le relazioni sociali forse, pesano sulla bilancia tanto quanto la soddisfazione lavorativa. 

Da un lato è ormai chiaro che benessere economico e carriera non vadano di pari passo con il benessere psicofisico, ma dall’altra non possiamo negare che, anche se il lavoro (forse) non è tutto, condiziona ogni aspetto della nostra vita specie per le donne ed il lavoro.

 

di Silvia Trisolino