Emigrazione italiana XXI secolo, si può ancora parlare di Expat?

Si parte su progetto e poi i progetti diventano complessi e duraturi. La scelta di partire è sempre meno una scelta di breve periodo

emigrazione italiana

L’edizione 2022 del Rapporto Italiani nel Mondo di Fondazione Migrantes propone un’interessante analisi sull’emigrazione italiana del XXI secolo.

L’aspettativa che  solitamente accompagna l’esodo recente degli italiani corrisponde a un immaginario positivo condito con un po’ di rammarico e di speranza. Gli italiani partono per trovare fortuna, per valorizzare le competenze, per mettere a frutto le capacità acquisite all’interno di un ottimo sistema di formazione. Partono per vivere esperienze internazionali e per arricchire, con il loro ritorno, la società italiana del futuro. 

 Alla visione positiva dell’emigrazione italiana si abbina il termine, altrettanto positivamente connotato, “Expat”. Un termine che abbiamo già trattato in queste pagine: con il termine Expat si definisce “colui che va a lavorare all’estero, inviato magari dall’azienda, perché segue un percorso professionale o di studi proprio o del coniuge, o, se si tratta di bambini, dei genitori.” 

La migrazione circolare

Una definizione positiva e parziale che, nel contributo al RIM 2022 di Giuseppe Ciccone intitolato “Migrazione circolare: opportunità per una triplice vittoria”, viene ricondotta all’espressione “Migrazione circolare”, risalente a metà del 20° secolo. 

Ancora più recentemente, nel 2008, Ferruccio Pastore la ricollega a quella di migrazione ripetitiva, una mobilità seriale fatta di partenze e di ritorni. Una migrazione circolare con soggiorni dai tre mesi ai cinque anni, suddivisibile nelle categorie della migrazione stagionale 3-9 mesi e migrazione temporanea fino a 5 anni. 

Un fenomeno che spesso viene letto nella chiave Win-win-win, che ha, quindi, impatti positivi su differenti piani: sulla comunità ospitante, per la flessibilità del lavoro e il minor costo di integrazione; sul migrante (anche se gli aspetti vantaggiosi sono, a mio avviso, meno chiari), sintetizzabili in miglioramento di competenze e dello stato finanziario; sul paese di origine (competenze di ritorno, rimesse economiche).

L’analisi dei dati AIRE

Un processo migratorio, quello circolare, che alimenta la categoria degli Expat, e che credo vada rivisto, oggi, anche sulla base della lettura dei dati del RIM 2022, usando come punto di partenza la prima edizione del Rapporto, quella del 2006, e i dati “certi” delle iscrizioni all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE).

In questi 15 anni gli iscritti all’AIRE sono quasi raddoppiati, passando da 3,1 milioni a 5,8 milioni, con un incremento per lustro (5 anni) che ha avuto un’accelerazione nell’ultimo quinquennio, con un aumento di iscritti del 19,7%. Interessante è anche l’incremento femminile e giovanile delle nuove iscrizioni. Se, infatti, le donne sono il 48,2% del totale degli iscritti, queste diventano il 55%  delle nuove iscrizioni per l’ultimo quinquennio. 

Il fenomeno dello svecchiamento dell’AIRE si deve invece a due fattori: quello delle nascite (con quasi 1,5 milioni di nati negli ultimi 15 anni) e quello della nuova emigrazione, caratterizzata da una popolazione giovane o giovane-adulta con figli. Il fenomeno dei nonni e dei pensionati, anche se interessante, è ancora marginale.

Cresce, quindi, una popolazione consapevole, che ha fatto dell’espatrio una scelta di vita (voluta e/o dovuta); che parte per seguire un’opportunità, anche temporanea, ma che poi decide di trasformare quella decisione temporanea in una scelta di vita duratura, che in questi anni viene compiuta in maniera più sostanziosa dalle donne.  

Emigrazione femminile

Proprio sull’espatrio femminile si concentra “Le ragazze con la valigia”, contributo al RIM 2022 di Loredana Cornero, che espone uno studio empirico dell’esperienza delle donne in espatrio. Lo studio è il frutto di un dialogo codificato con 20 donne di età variabile (dai 75 ai 34 anni) che hanno lasciato l’Italia per trasferirsi (con un orizzonte temporale definitivo) all’estero.

Uno studio che, senza velleità statistiche, mette in chiaro alcuni temi centrali delle scelte di partire, temi che spessissimo toccano il Gender Gap dell’Italia. E che fanno dire all’autrice e alle sue venti intervistate che, oltre a non essere un paese per giovani, “l’Italia non è nemmeno un paese per donne, figuriamoci giovani donne”. 

Parlare di Expat significa concentrarsi sempre più su una porzione del più ampio fenomeno migratorio; una nicchia dove pochi si riconoscono e dove la ragione dell’espatrio è spesso legata ad un incarico contingente. Parlare di Expat in qualche modo nasconde il tema di fondo della difficoltà della scelta e aiuta ad affrontare i primi passi in un paese straniero mettendo a disposizione un’etichetta in cui identificarsi. Ma nasconde la vera ragione del partire e la grandissima difficoltà nel ritornare o anche solo programmare un rientro. L’emigrazione italiana del XXI secolo non è un fenomeno transitorio.

 

Nota sull’autore

Lorenzo Lener, economista d’impresa in conversione verso l’economia sociale. Attento ai temi della psicologia e della psicoterapia per elementi ambientali e non formativi. Lettore dei fenomeni economici e sociali con una testa sugli aspetti quantitativi. Direttore di Transiti Psicologia d’Espatrio e responsabile delle attività Amministrative e Sviluppo.