Una coppia di expat italiani a Dublino: partire per amore e non solo
Come vivono gli expat italiani a Dublino? Abbiamo chiesto a Melania, in Irlanda da qualche anno, di raccontarci com’è vivere lì da giovane lavoratrice. Ci ha restituito uno scenario molto positivo, dove sia le opportunità, sia le tutele nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori rendono la città un luogo privilegiato dove intraprendere una carriera soddisfacente sotto ogni punto di vista.
Dopo la sua laurea specialistica a Torino, trasferirsi a Dublino per Melania è stata una decisione relativamente semplice, dettata dalla voglia di coltivare la sua relazione con un altro expat italiano che viveva da tempo nella città, e consolidare il suo livello di inglese.
“Avevo una relazione a distanza con una persona che viveva a Dublino e volevamo vivere nello stesso posto, visto che lui aveva già un lavoro a Dublino e io ho sempre voluto fare un’esperienza all’estero e imparare bene l’inglese, ho deciso di spostarmi io.”
Per un membro dell’UE, oltretutto, spostarsi in Irlanda è quasi una passeggiata.
“Prendi un aereo, arrivi a Dublino, cerchi casa e cerchi lavoro, fine. Ti danno la possibilità di stare qui senza dover fare nulla di burocratico per 90 giorni, dopodiché dovresti (se sei italiano) iscriverti all’AIRE e cambiare residenza.”
Senza l’aspetto stressante di dover immediatamente trovare lavoro per garantirsi un posto dove vivere, Melania ha iniziato la ricerca del lavoro una volta arrivata sull’isola.
“Il lavoro l’ho trovato dopo essermi trasferita, soprattutto perché avevo la sicurezza di avere già un tetto sopra la testa, visto che i primissimi mesi sono andata a vivere nella casa in cui viveva il mio ragazzo.
Trovare lavoro è stato facilissimo, ma qui lo è sempre soprattutto in locali e negozi. Io volevo trovare un lavoro d’ufficio e ho iniziato a mandare curriculum a varie compagnie in cui c’erano posizioni aperte, soprattutto entry level, e una di queste mi ha risposto nel giro di qualche giorno, ho fatto tutti i colloqui e mi hanno presa.”
La giungla degli alloggi
Avere un appoggio dove stare ha consentito a Melania di concentrarsi sull’invio dei CV senza occuparsi della ricerca di una stanza: l’unico aspetto, nel percorso di trasferimento a Dublino, che si rivela difficoltoso e frustrante per le expat italiane.
“Trovare casa a Dublino è un po’ un incubo per via di tutta la gente che cerca casa continuamente. Gli affitti sono altissimi, più alti di qualunque altro posto in Europa, credo, ed è molto difficile essere scelti: soprattutto prima del Covid quando organizzavano viewing e si era in gruppi di 15 persone a vedere la casa, era molto difficile essere scelti per un’abitazione decente che non costasse un occhio della testa.”
Una frenesia che ha subìto una battuta d’arresto negli ultimi due anni, come si può immaginare, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia.
“Col Covid ho notato che la situazione è un po’ migliorata, soprattutto perché si è stati costretti a far vedere le case a un gruppo familiare alla volta e non si sono più potute organizzare grosse viewing. Infatti, l’anno scorso in questo periodo ho cercato casa e in una settimana sono riuscita a trovare quello che cercavo. Non so se adesso che le restrizioni si stanno definitivamente alleggerendo tornerà ad essere un incubo, ma presumo di sì.”
La mobilità dublinese facilita la ricerca del lavoro anche per gli expat italiani
Abbiamo chiesto a Melania di raccontarci meglio come funziona la fase di ricerca del lavoro nella capitale irlandese.
“Dipende dal tipo di lavoro che cerchi. Se cerchi un lavoro più nel campo delle vendite o della ristorazione, puoi stampare il tuo CV e andare in giro a lasciare copie, molto spesso troverai negozi con cartelli in vetrina che dicono che in quel posto stanno assumendo personale. C’è tanta mobilità di persone a Dublino, tanti transiti, quindi le imprese cercano spesso personale.
Se cerchi lavoro in una compagnia, si fa tutto online. Le compagnie usano principalmente siti come LinkedIn o Indeed per assumere nuove persone, quindi ti basta fare un giro su una di queste piattaforme o anche andare nella sezione Careers del sito di una compagnia che ti piace e mandare il curriculum.
Una cosa che aiuta molto sono i referral, cioè se conosci qualcuno che già lavora all’interno di una compagnia, questa persona può fare il tuo nome e mandare il tuo curriculum internamente ai recruiter, garantendoti la possibilità iniziale di essere notato in mezzo a tante altre persone, ma si riesce a trovare lavoro anche senza referral (io per esempio non ne avevo).
Io sono una Quality Analyst per una compagnia irlandese che ha come clienti altre compagnie di vario tipo, nel mio caso il cliente è un social network. Il mio lavoro consiste nel supportare due team, analizzando la qualità del loro lavoro e aiutandoli nel caso in cui la loro performance non rispetti gli standard prefissati col cliente. Ogni settimana analizzo i loro errori, cerco di capire cosa li ha causati e collaboro con altri colleghi per dare supporto. Una volta a settimana ho un meeting con il cliente per discutere gli errori.”
L’impatto della Brexit su Dublino e sulla vita degli expat italiani
“Sinceramente non ho sentito davvero un cambiamento dopo la Brexit, Irlanda e Inghilterra continuano comunque ad avere accordi che agevolano di più scambi e movimenti tra i due paesi.
Con la Brexit penso che i giovani siano ancora più portati a preferire Dublino, essendo così facile trasferirsi qui e trovare lavoro.
Credo, però, che Dublino sia un polo d’attrazione per giovani già da tanto tempo, il mio ragazzo si è trasferito qui più di 7 anni fa e c’era già tanta gente che arrivava. Se si vuole lavorare nell’ambito tech, per gli italiani a Dublino è sicuramente un’alternativa da considerare e che molte persone considerano già da tempo.”
Una work-life balance invidiabile
Partire per l’Irlanda è relativamente semplice, come abbiamo visto. Ma ciò che in un secondo momento consente a tantissimi giovani italiani di restare a lungo nel Paese, sono le ottime condizioni lavorative.
“Devo dire che in generale l’Irlanda dà la possibilità di avere un’ottima work-life balance perché per legge tutti devono avere due giorni liberi a settimana e le ore lavorative sono sempre fissate nel contratto. Se ti chiedono di lavorare qualche ora in più rispetto a quanto dovresti, quelle ore sono pagate molto più delle ore normali in quanto straordinari.
Anche la domenica la paga è più alta. Ci sono anche vari Bank Holidays nel corso dell’anno, che sono giorni di festa in cui puoi scegliere se lavorare ed essere pagato il doppio o se prendere il giorno libero.
C’è anche un salario minimo all’ora, sotto il quale nessun datore di lavoro può scendere per legge e il lavoro in nero è un fenomeno quasi inesistente.
Nel mio lavoro in particolare ho varie pause da poter prendere durante il giorno, ma in generale non è un lavoro per niente estenuante dal punto di vista psicologico.
Sinceramente penso avrei molte difficoltà a tornare a lavorare in Italia dopo aver lavorato qui in condizioni così tanto più umane.”