Lockdown in Australia: il racconto di due italiani a Melbourne

Pochi contagi e lockdown sempre più brevi ma i confini  restano chiusi, e la prova più dura per gli italiani in Australia è la lontananza dalla famiglia a tempo indeterminato

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In Australia è inverno e poche settimane fa i quotidiani italiani annunciavano il terzo lockdown a causa della variante Delta. 

In realtà, in quasi tutto il paese i cittadini identificano questo ulteriore periodo di chiusura come quinto lockdown. Nadia e Andrea, che da sei anni (lui) e quattro (lei) vivono in un quartiere centrale di Melbourne, raccontano le dinamiche dell’ultimo lockdown e il sentimento di incertezza di molti italiani  in Australia che da marzo 2020 non possono lasciare il paese e far visita ai propri cari. 

 

Australia

 

Dal primo al quinto lockdown, cosa è cambiato

Nadia è impiegata in un laboratorio artigianale di pasta fresca e generi alimentari e Andrea lavora come ingegnere informatico. Entrambi, come tutti gli stranieri che vivono in Australia, non tornano in Italia da quasi due anni. 

A causa della variante Delta e dell’arrivo dell’inverno sono stati registrati nuovi contagi e in quasi tutti gli Stati è stato proclamato nuovamente il lockdown” racconta Andrea.

Qui nel Victoria si tratta del quinto periodo di chiusura. Il primo è durato circa un mese ed è iniziato più tardi rispetto ai lockdown europei, ovvero a maggio del 2020. 

In seguito, con l’arrivo dell’inverno, i contagi sono aumentati e abbiamo vissuto il secondo, più duro perchè più lungo, durato ben tre mesi, fino a ottobre. 

Poi, con l’arrivo dell’estate, il virus sembrava scomparso. A febbraio però, a causa degli Australian Open di tennis è stato identificato un focolaio al quale è seguito un lockdown di una settimana. ma è stato comunque istituito un lockdown, il terzo, di una settimana.

Il quarto, a giugno, è stato anch’esso molto breve e ora a luglio nuovamente, a causa della variante Delta, abbiamo affrontato il quinto che è durato due settimane e si è già concluso. 

I casi identificati erano soltanto 10 al giorno, ma ormai la strategia adottata è quella di agire subito e istituire lockdown brevi e rigidi per frenare immediatamente la diffusione del virus tracciando i casi, per evitare di aspettare e rischiare un aumento esponenziale che può costringere a un lockdown più lungo. 

Il tracciamento avviene con un QR code che permette l’accesso in tutti i luoghi chiusi, come bar, negozi, uffici o stazioni. 

In questo modo, in caso di contagio, vengono rintracciate tutti le persone che hanno frequentato i luoghi in cui la persona positiva ha avuto accesso (suddivisi in 3 livelli di rischio, a seconda della vicinanza del contatto); tutte le persone identificate devono sottoporsi al tampone oppure a un periodo di quarantena.

Ovviamente si tratta di una procedura applicabile solo quando il numero dei contagi è molto ridotto, in Italia non sarebbe possibile visto il numero troppo elevato. 

Parallelamente al tracciamento viene imposto il lockdown. Ovviamente le date delle chiusure non coincidono esattamente in tutti gli Stati, ma si decide di riaprire in autonomia quando la situazione è sotto controllo, ovvero sulla base della diminuzione effettiva dei casi”.

Lockdown in Australia: cosa significa?

Proclamare un lockdown a causa dell’epidemia in Australia implica la chiusura di negozi e ristoranti, in alcuni casi scuole e uffici, e il lavoro esclusivamente da remoto quando è possibile.

Restano attivi i take away e si esce di casa solo per motivi precisi: andare a lavorare, a scuola, a fare la spesa e fare attività motoria all’aperto (non più lontano di 5 km) per massimo due ore al giorno. No allo shopping o al ritrovo al bar, mascherine anche all’aperto e nessun assembramento per la strada.

 

Strade vuote

 

Durante i brevi periodi lockdown del 2021 non è stato imposto alcun coprifuoco, al contrario del lockdown lungo del 2020 in cui ogni spostamento dopo le ore 20 era vietato. 

Terminare il periodo di lockdown previsto non significa riaprire tutto da un giorno all’altro alle stesse condizioni di prima” spiega Nadia.

Le riaperture sono graduali: l’obbligo di mascherina all’aperto rimane in vigore per diverse settimane e nei luoghi chiusi (come uffici o ristoranti) è ammessa una capienza pari  al 25% all’inizio, che poi aumenta gradualmente secondo fasi prestabilite”.

A differenza dell’Italia, in cui il primo periodo di chiusure è stato ben diverso da quello dello scorso inverno, in Australia “lockdown” ha sempre lo stesso significato. La differenza rispetto allo scorso anno risiede solo nella durata: quest’anno i lockdown sono stati molto brevi in quanto il numero dei contagi erano davvero irrisori e quindi velocemente tracciabili e isolati.

L’anno scorso non è stato semplice, anche se, a parte i viaggi e gli spostamenti lunghi, abbiamo potuto svolgere tranquillamente la nostra professione e uscire a fare lunghe camminate.  

Quest’anno è diverso: come la maggioranza della popolazione, siamo ormai ‘abituati’ ai periodi di lockdown. La prospettiva di breve durata (una o due settimane) rende tutto molto più accettabile e contribuisce a far sì che quasi tutti seguano regole e raccomandazioni in modo da farlo durare il meno possibile. Oggi, nello stato Victoria, si contano solo  due casi”.

Lontani dalla famiglia: la prova più dura

L’Australia ha chiuso i confini a marzo 2020. Da allora non è possibile lasciare il paese se non per gravi esigenze e con previa autorizzazione. Tornare a casa per fare visita ai genitori, ad esempio, non è consentito.

Sono iscritta al gruppo social di italiani a Melbourne” racconta Nadia “ed è stata fatta una petizione per chiedere al governo australiano di permettere l’ingresso dei genitori in visita a chi risiede lavora qui. Purtroppo però il governo ha respinto qualsiasi tipo di richiesta di questo tipo. 

Devo ammettere che la lontananza dalla famiglia così prolungata, a tempo indefinito, è la prova più dura. 

In tanti stanno realmente soffrendo questa situazione, molti si sentono ormai prigionieri in questo paese e tra coloro che vivevano qui con un visto di lavoro temporaneo in tantissimi hanno deciso di andarsene per questo motivo. 

Ovviamente è permesso partire, ma una volta lasciato il paese non puoi più rientrare.

Una situazione che ha avuto grandi ripercussioni nel mercato del lavoro: in tanti luoghi, soprattutto nella ristorazione ma non solo, c’è una grande carenza di personale”.

Vaccini: una via d’uscita?

Secondo Our world in datas, oggi in Italia il 52% della popolazione ha ricevuto due dosi di vaccino; al contrario, in Australia non si raggiunge il 15%.

Quando i vaccini hanno iniziato ad essere diffusi, ovvero a gennaio, paesi come l’Australia vivevano il pieno della stagione estiva con contagi praticamente azzerati.

Una quota di vaccini è stata ceduta a paesi in cui l’emergenza era reale, e nel caso specifico dell’Australia, il grande acquisto di lotti Astrazeneca, che poco prima dell’inverno sono stati sconsigliati alle persone under 60, ha provocato una carenza di scorte di vaccini di altre case farmaceutiche. 

 

Ospedali

Per tanti motivi, inclusa la stagione e il numero dei casi, la campagna vaccinale è partita a rilento rispetto all’Europa” spiega Andrea. 

Oggi con l’arrivo della variante Delta si sta cercando di accelerare; tuttavia c’è anche una fetta di popolazione (non si conoscono i dati) che non si vaccinerà per scelta personale. Nonostante questo il governo ha dichiarato che non si parlerà di riapertura di confini fino a quando il 70-80% della popolazione non sarà vaccinata. In alternativa, il governo sta pianificando una riapertura che prevede una convivenza con il virus in quattro step, che permetterebbe almeno ai vaccinati di viaggiare, ma sempre dopo aver raggiunto una quota accettabile di popolazione vaccinata.

Ovviamente ci stiamo chiedendo tutti cosa succederà se non raggiungeremo entro quest’anno questa quota e quindi per quanto tempo ancora andrà avanti questa situazione. Se il divieto di viaggi dovesse continuare ancora a lungo, probabilmente anche noi dovremo prendere la decisione di tornare in Europa a cercare nuove opportunità di lavoro e riabbracciare finalmente la nostra famiglia”. 

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