Prima di una partenza, quando ero piccola, mia nonna disponeva i biglietti del treno sul tavolo, in ordine, bene aperti. Li vedo, se chiudo gli occhi. Sono tornata a quell’immagine, con la mente, sin dalle prime pagine del libro L’approdo, graphic novel illustrata dall’artista australiano Shaun Tan.
Il libro, grande successo internazionale, è disponibile nell’edizione italiana di Tunué (2016) e ha il colore dei ricordi.
Dentro, la storia di un uomo che migra al di là dall’Oceano, alla ricerca di un futuro migliore. Lascia la moglie, la figlia, la casa. Il cappello, le tazzine sul tavolo, un pentolino. Approda in una città in cui tutto è indecifrabile, la lingua, gli oggetti, le usanze, il cibo, persino gli animali.
Un punto separa le due frasi: Andar via. Approdare altrove. Niente è più riconoscibile. Anche le cose quotidiane. Dettagli elementari di una vita, li chiama l’autore, quando racconta la genesi di questa storia.
Dettagli in cui ci possiamo ritrovare, lettori e lettrici, a immaginare, come nel mio caso, quei biglietti del treno disposti sul tavolo. L’unico punto, in questa storia senza punteggiatura, è il punto in cui tutti noi ci assomigliamo.
Partire, lasciare, andar via. Sguardi e rappresentazioni.
Migrare non è un semplice viaggio, è vero.
Per sentire il distacco o la nostalgia, tuttavia, non ci sono delle regole fisse, come i Km di distanza o la quantità di tempo che si sta via.
Non è neanche necessario partire, affrontare in prima persona il viaggio, per sperimentare un senso di perdita, o al contrario, la sensazione di essere alla ricerca del nuovo, sul punto di trovare, o di ritrovare qualcuno, qualcosa.
Come la bambina, nelle immagini qui accanto, che inizialmente rimane a casa con la mamma e saluta il padre, che parte alla ricerca di un futuro migliore, per sé, per tutta la famiglia.
Insomma, partire è un’esperienza soggettiva, che ha a che fare anche con il nostro sguardo.
Come succede nella vita, gli sguardi delle persone si soffermano su dettagli elementari, per dirla con Shaun Tan, a volte, differenti.
Una persona, le sue mani, lo sguardo che ci restituisce. Un volto in una cornice, un bagliore nel buio, una decorazione di carta.
Un dettaglio personale, ecco cos’è uno sguardo, non solo per dove si posa, anche per come lo fa. Lo sguardo è il mio, il tuo. Parla di noi.
Ci aiuta a distinguere la nostra esperienza, unica e irripetibile, da quella delle altre persone. Si infila negli interstizi della memoria oppure, semplicemente, in una tasca.
Ci appartiene e ci aiuta, in qualche modo, a dire IO.
Disporre della propria storia
L’approdo sollecita un cambio di prospettiva, utile a lettori e lettrici anche più piccoli che si trovano a vivere in luoghi e culture diverse da quella di origine, come capita ai giovani della terza cultura (Third Culture Kids o TCK), che vivono proprio quella condizione particolare, che si crea per bambini e bambine che hanno incontrato nella loro infanzia più culture, persone e luoghi, e quell’incontro permane, resta vivo, anche quando la loro vita si svolge altrove.
Esperienza capace di farti sentire, che tu sia più o meno giovane, come mai prima. Confusa, confuso.
Sembra ovvio poter disporre della propria storia, saper raccontare chi sei, da dove vieni, quali sono le cose importanti per te.
Rispondere anche a semplici domande su di te – in questi casi – può risultare difficile, Shaun Tan ne parla nelle sue interviste, di quanto l’esperienza migratoria dei suoi genitori, che dalla Malesia si sono spostati in Australia, abbia influenzato il suo sguardo.
Come succede alla bambina, nelle illustrazioni di Shaun Tan, quando raggiunge il padre, al di là dell’Oceano.
Si immerge nella nuova vita, si circonda di creature fantastiche, si avventura per le strade.
Fino a posare lo sguardo su di lei, appena arrivata.
La bellezza delle immagini è che ci permettono di stare in superficie, quella del foglio, e di arrivare, al contempo, in profondità.
Ognuno frugando nella propria memoria o nelle proprie tasche, alla ricerca di dettagli elementari, sguardi, biglietti del treno disposti sul tavolo.
Il punto in cui ci assomigliamo.
Un ultimo piccolo consiglio se siete interessati al libro cercate di prenderlo direttamente dall’editore: L’approdo.
Immagini tratte da L’approdo di Shaun Tan, edizioni Tunué, 2016.