Laurent Chéhère e le sue case fluttuanti nei cieli di Parigi

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Laurent Chéhère, artista parigino, è celebre per le sue rappresentazioni di case in volo.

 

 

“Le case saranno in grado di volare. Verrà il momento in cui intere comunità potranno migrare a sud in inverno, o spostarsi verso nuovi territori ogni volta che sentono il bisogno di cambiare paesaggio”

(A.C. Clarke, autore del romanzo 2001: Odissea nello spazio, 1968).

 

Qualcuno le ha chiamate “architetture oniriche”, quelle di Laurent Chéhère, il fotografo parigino che con le sue Flying Houses, ha realizzato un progetto unico nel mondo delle arti visive.

 

 

Le sue opere, rappresentanti delle vere e proprie abitazioni fluttuanti nei cieli di Parigi, sono realizzate mediante una combinazione tra la fotografia e la manipolazione digitale. Il risultato è una serie di rappresentazioni surreali in grado di affascinare e far spiccare il volo alla fantasia, proprio come in volo si librano le Case Volanti che tra nuvole, stormi di uccelli e tramonti rosa-arancio sembrano quasi prendere vita in scenari onirici e storie tutte ancora da raccontare. 

Microcosmi migranti, le cui finestre talvolta rivelano, altre volte traboccano di viaggiatori, più o meno sorpresi di trovarsi lì, tra orizzonte e fondamenta, in viaggio eppure sospesi tra terra e cielo. 

 

Una metafora del mondo contemporaneo, suggeriscono in molti. E non si può che essere d’accordo, dal momento che mai come oggi stanzialità e mobilità hanno assunto implicazioni sempre più complesse e variegate, tirando in ballo forme dell’abitare e traiettorie esistenziali portatrici di interrogativi tanto identitari, quanto collettivi. Un’allegoria dei nostri tempi, forse.

Come viandanti nello spazio, le Case Volanti si librano verso l’alto. Eppure c’è sempre un filo che le tiene legate a terra o, chissà, ad altre abitazioni fluttuanti. Quasi a voler rappresentare, sebbene siano collocati fuori campo – sarà, anche questo, un caso? – l’imprescindibilità dei legami. 

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Articolo di Serena Vitulo