Come avviene nelle grandi città europee che ospitano contesti multiculturali, anche a Berlino sono numerose le famiglie che scelgono la scuola internazionale o bilingue.
Nella capitale tedesca la SESB, scuola europea inclusa all’interno dell’offerta della scuola pubblica, offre un insegnamento plurilingue. E’ un modello nato a Berlino nel 1992 che oggi conta 18 scuole primarie e 15 secondarie, per coloro che vogliono ricevere un’istruzione in tedesco e, contemporaneamente, nella propria lingua madre – o della famiglia di appartenenza.
L’offerta include le principali lingue europee, che variano a seconda delle sedi. Tra queste è presente il turco, lingua madre della comunità straniera più numerosa in Germania.
Simona Secchia vive a Berlino da 8 anni, è mamma di due bambini e lavora come madrelinguista alla scuola primaria presso una delle sedi SESB che ha due sezioni bilingue italiano/tedesco.
Uno degli obiettivi principali del madrelinguista e della madrelinguista consiste nel facilitare l’apprendimento e il miglioramento delle competenze linguistiche dei suoi studenti e studentesse, oltre a favorire un’esperienza autentica e immersiva nella lingua di studio.
Un incarico fondamentale all’interno di un gruppo classe in cui il livello linguistico, sia di italiano, sia di tedesco, è molto eterogeneo.
Cosa significa essere madrelinguista?
Sulla carta il madrelinguista è colui, o colei, che segue gli allievi dal punto di vista della correzione linguistica (grammatica, vocabolario, pronuncia) e cerca di creare un ambiente in cui studentesse e studenti sono incoraggiati a utilizzare la lingua in modo spontaneo, fluente e autentico. In pratica, oltre ad essere di supporto durante le lezioni, segue attività mirate a favorire l’acquisizione linguistica in maniera spontanea e naturale, attraverso giochi, letture e attività creative.
Nella realtà, però, si tratta di un ruolo molto più complesso, che comporta un continuo adattamento dei metodi didattici ed educativi a situazioni sempre nuove e diverse.
“L’utenza della nostra scuola è costituita prevalentemente da bambini che provengono da famiglia italiane o italo-tedesche, quindi generalmente è presente in famiglia almeno un genitore italiano.”, spiega Simona.
“Ci sono anche famiglie non italiane che scelgono la SESB – che include anche classi regel, ovvero solo tedesche – per prossimità e perché considerano l’offerta didattica molto valida, ma sono una minoranza.
La o il madrelinguista lavora a stretto contatto e affianca gli insegnanti di italiano e di lingua tedesca per garantire un’educazione di alta qualità; durante le lezioni può capitare che ci venga affidato un gruppetto di bambini che ha bisogno di intensificare e chiarire termini, concetti o contenuti.
I bambini, qui, frequentano la scuola dalle 8 alle 16, e all’interno di questo orario vengono inserite anche le ore di Betreuung (momenti ricreativi) e quelle di Lernzeit, dedicate allo svolgimento dei compiti. Anche in questi spazi, i madrelinguisti possono offrire supporto, e aiutare chi ne ha bisogno a comprendere meglio le consegne dei compiti.
In queste ore è presente anche la figura di un educatore o educatrice che generalmente è tedesco; per questo motivo, nella nostra scuola è prevista anche la figura del madrelinguista italiano, in modo da garantire l’immersione in entrambe le lingue.
Non siamo presenti in tutte le ore di scuola, ma il nostro è un supporto indispensabile proprio perché il gruppo è molto eterogeneo a livello linguistico, e quindi il lavoro viene adattato alle esigenze dei singoli bambini; tuttavia a inizio anno la classe viene già divisa in due macrogruppi, quello tedesco e quello italiano.
Il gruppo tedesco è costituito da bambine e bambini tedeschi, italo-tedeschi, e da coloro che hanno entrambi i genitori italiani ma che hanno frequentano le scuole dell’infanzia in tedesco sin da piccolissimi, e quindi hanno appreso il tedesco come lingua madre, o sono perfettamente bilingue.
Nel gruppo italiano invece, ci sono studentesse e studenti che sono nati qui ma che hanno avuto e hanno una esposizione maggiore alla lingua italiana, oppure si sono trasferiti qui recentemente. Portare avanti una classe e migliorare il livello linguistico di due lingue differenti considerando i diversi livelli presenti è una bella sfida, e per questo è necessario un buon team”.
La madrelinguista: un ruolo “extra”
La SESB è una scuola pubblica, ma nonostante il ruolo di madrelinguista sia ritenuto fondamentale in una scuola bilingue, il personale che assume l’incarico non è assunto dallo Stato, ma viene retribuito dalla scuola grazie al contributo del Förderverein, l’associazione dei genitori che opera all’interno della scuola.
“Dobbiamo precisare che in Germania l’istruzione pubblica è totalmente gratuita, anche alla secondaria la scuola fornisce tutti i libri. Le attività extrascolastiche e i campus estivi hanno costi accessibili e le famiglie con difficoltà economiche possono accedere al Berlin Pass, che permette di accedere a tante agevolazioni.
Per questo motivo il contributo mensile proposto alle famiglie, utilizzato per retribuire i madrelinguisti o attivare nuovi servizi come, nel nostro caso, la biblioteca, non è considerato una richiesta strana.
SI tratta di un contributo volontario al quale quasi tutte le famiglie partecipano. A inizio anno viene spiegata loro l’importanza del nostro ruolo, utile per mantenere un buon livello di apprendimento e didattica in un modello di scuola bilingue. E’ fondamentale, inoltre, per coloro che hanno poco contatto con l’Italia e che, nonostante abbiamo uno dei genitori italiano vivono in una famiglia la cui lingua principale è il tedesco e quindi non praticano l’italiano fuori dalla scuola. La nostra è una figura particolare perchè per ora è presente solo nella nostra sede, ovvero nelle sezioni bilingue italiano/tedesco.
Lo stesso vale per i bambini italiani non nati in Germania che devono apprendere il tedesco: Berlino è una città cosmopolita, e capita a volte di accogliere famiglie italiane di passaggio, che provengono da un paese straniero e dopo qualche anno ripartono. In questo caso per i loro figli la lingua di riferimento principale resta l’italiano, ma la scuola bilingue permette di raggiungere un buon livello di tedesco”.
Italiani o tedeschi? Tanti modi di essere Third Culture Kids
Per una famiglia italiana è meglio iscrivere il proprio figlio o la propria figlia alla scuola tedesca per favorire l’integrazione oppure prediligere un percorso legato alla cultura italiana scegliendo quella bilingue?
Un grande dubbio che non ha risposta: ogni famiglia valuta, in base alle esigenze, esperienze e percorso migratorio, tutti gli aspetti pro e contro, per approdare nella scelta di uno dei due percorsi, ben consapevole che, in entrambi, si guadagna o si perde qualcosa.
Non è solo una questione di competenze linguistiche, ma sappiamo che conoscere e studiare in una determinata lingua significa approfondire un bagaglio culturale correlato che include la storia, la geografia, la letteratura ma anche un modo di pensare e di vivere.
“Oltre alle famiglie che si trovano a Berlino per un periodo transitorio, quelle che ci vivono stabilmente e scelgono la scuola bilingue lo fanno principalmente perché si sentono a loro agio nella relazione scuola-famiglia: possono confrontarsi con gli insegnanti in italiano e supportare il propri figli nei compiti o nel percorso scolastico, e questo è un aspetto rilevante.
In secondo luogo, emerge la ricerca di un percorso scolastico legato in qualche modo alle proprie origini, dove approfondire nozioni o materie più simili al programma italiano.
Allo stesso tempo il livello di conoscenza della lingua tedesca va di pari passo con quello delle regelclasse (solo in lingua tedesca), anche se ovviamente in una scuola bilingue la conoscenza del lessico specifico di alcune materie, come scienze o geografia, in tedesco, può essere penalizzata”.
Identità e appartenenza
Il bilinguismo permette di creare ponti tra culture ma influenza significativamente l’identità culturale portando a una maggiore flessibilità identitaria.
Come vivono bambine e bambini italiani in Germania, oppure italo-tedeschi, questa doppia appartenenza culturale?
“Credo che ad oggi i bambini vivano il bilinguismo in maniera molto più tranquilla e positiva rispetto alle famiglie immigrate di una volta. Oggi consideriamo questa opportunità come un grande arricchimento, e loro ne sono consapevoli.
Durante le ore ricreative a volte si formano inevitabilmente gruppetti che prediligono una lingua piuttosto che un’altra, ma ognuno interagisce con tutti gli altri nella lingua scelta al momento, quella più adatta alla circostanza. Non ci sono regole, ogni classe è un mondo a parte in cui si verificano dinamiche originali.
Anche nel gruppo di bambini di lingua madre italiana notiamo enormi differenze. Alcuni di loro hanno un legame fortissimo con l’Italia, vi si recano spesso, i nonni sono presenti qui per lunghi periodi e a casa guardano la TV italiana. C’è molta ‘italianità’ in loro, lo si vede nel modo di parlare, di agire o di vestire.
Altri invece, che si recano in Italia meno frequentemente, hanno creato una dimensione culturale e identitaria a metà tra le due, e sono i veri third culture kids. La loro famiglia è italiana ma le loro radici sono qui a Berlino.
Ogni famiglia è una storia a sé: c’è chi si integra molto bene e chi invece ha come obiettivo quello di tornare in Italia.
Il rapporto che i genitori hanno con il luogo in cui vivono, il fatto che lo percepiscano come transitorio oppure permanente, il loro benessere o malessere rispetto alla vita berlinese, si riflette nei bambini e nel loro modo di stare a scuola e in questa città”.