Abbiamo analizzato insieme nella guida “Fare psicoterapia: è davvero difficile iniziare?” alcune iniziali informazioni per orientarsi verso la possibilità di una psicoterapia.
Ma una volta analizzate tutte le questioni del caso, le difficoltà pratiche e di pensiero, i dubbi, le perplessità e le comprensibili paure, siamo davvero pronti a iniziare la psicoterapia?
Nonostante la determinazione dettata dal bisogno di supporto psicologico, restano ulteriori fattori che dobbiamo considerare quando iniziamo e come funziona la psicoterapia.
La terapia ci aiuterà, ma allo stesso tempo dobbiamo essere consapevoli che lo/la psicoterapeuta potrebbe mettere in discussione quelle modalità di funzionamento (in linguaggio tecnico definite “difese” e/o “resistenze”) che ci è costato così tanto costruire.
Uno dei timori più diffusi è legato all’eventualità che lo/la psicoterapeuta andrà a curiosare in ambiti e fasi di vita passate di cui non si sente il bisogno o la volontà di parlare.
Sentirsi impauriti all’idea dell’esposizione di parti intime di sé è del tutto normale.
Tali pensieri sono messi in moto dalla nostra mente per proteggerci da quella che percepiamo come una potenziale minaccia. La mente umana tende infatti a essere conservativa e ad adattarsi e cambiare soltanto in casi di estrema necessità o in archi temporali lunghi.
Spesso la paura che qualcuno o qualcosa possa farci cambiare idea nasconde la preoccupazione che cambiando potremmo perdere parti di noi a cui siamo – in modi più o meno sani – legati/e. Al fine di mantenere una coerenza interna e pur di rimanere fedele a queste parti, la mente mette in atto delle strategie (tecnicamente fallacie logiche interne, distorsioni cognitive e bias) che flettono preoccupazioni emotive in pensieri e domande difensivi.
Arrivare alla prima seduta
Le domande che accompagnano l’ingresso in psicoterapia sono utili e importanti, in quanto si tratta, spesso, delle questioni iniziali che verranno portate alla prima seduta.
Tuttavia si tratta di dubbi che riecheggiano nella mente e possono rappresentare un’ulteriore fonte di stress.
Per alcuni, porsi in anticipo alcuni quesiti di carattere pratico può aiutare nel sentirsi maggiormente a proprio agio. Tra questi, potrebbe essere utile chiedersi:
- Per chi voglio fare psicoterapia? Per me, per il/la mio/a partner e/o i/le miei/mie figli/e ecc.?
- Che cosa mi porta qui?
- Qual è la cifra che posso sostenere economicamente?
- Quali sono le mie disponibilità di tempi/orari?
Altre persone, al contrario, potrebbero provare fatica all’idea di “prepararsi” e “fare ordine” mentale. Per questo, è importante mettersi in ascolto di se stessi, legittimando il proprio sentire rispetto al primo colloquio.
Qualsiasi pensiero si porti con sé in seduta, sia esso più o meno confuso/organizzato, spaventoso o banale, andrà comunque bene.
Perché ci si trova di fronte a una persona, lo/la psicoterapeuta, con esperienza, disponibile ad ascoltare, accogliere le insicurezze e provare a fare chiarezza.
Contattare lo/la psicoterapeuta
Ogni psicoterapia parte da un primo momento di conoscenza reciproca.
Il primo contatto può avvenire tramite un breve testo di presentazione via e-mail o tramite telefono, oppure direttamente attraverso un colloquio di approfondimento in presenza/videoconferenza o una chiamata, per permettere allo/a psicoterapeuta di iniziare a conoscere la persona che lo ha contattato in un contesto protetto.
Meglio riportare sin da subito allo/alla psicoterapeuta questioni specifiche, preoccupazioni o richieste rilevanti: le sue risposte potrebbero fornire informazioni importanti rispetto alla possibilità di lavorare insieme.
Per assicurarsi che la psicoterapia abbia esito positivo e aumenti la possibilità di efficacia, infatti, è necessaria una buona sinergia tra la persona che intraprende il percorso e l’expertise professionale del psicoterapeuta, tra i cui compiti c’è la valutazione di questi aspetti.
Ciascuno psicoterapeuta è costantemente in rete con altri professionisti, e può reputare utile l’intervento di un collega specializzato in una differente area per specifici momenti della terapia.
Ogni psicoterapeuta è comunque tenuto a un articolato codice etico che prevede il segreto professionale e il non-giudizio. Per questa ragione non verranno mai condivise le tue generalità con nessuno e sarai sempre nella condizione di accettare o meno la possibilità di un invio.
Come al primo appuntamento
Alzare la cornetta
Avere il coraggio di superare l’ansia che precede il primo contatto e fare una chiamata o inviare una e-mail è il primo passo nel processo verso un maggior benessere psicologico.
Può già, di per sé, essere fonte di sollievo. La difficoltà del primo contatto è una questione che gli psicoterapeuti conoscono bene: hanno a che fare regolarmente con persone che affrontano una nuova esperienza.
Il momento giusto
Consideriamo la collocazione oraria del primo appuntamento: al termine della giornata lavorativa può essere una buona idea, così da non dover riprendere a lavorare immediatamente dopo.
Se c’è un tema che turba particolarmente, ci si potrebbe sentire stanchi, emotivamente svuotati o distratti. Prendersi un po’ di tempo a seguito delle sedute di psicoterapia, specialmente le prime, potrebbe essere un buon modo per riflettere, a caldo, su quanto successo.
Tutto il tempo necessario
Per un buon fluire del percorso è importante che luoghi e tempi della psicoterapia vengano rispettati.
Una seduta di psicoterapia dura tipicamente tra i 45 e i 50 minuti. Fissarla in un orario che non prevede la corsa all’impegno successivo è una buon modo per prendersi il tempo necessario per sé, senza essere distratti dalla preoccupazione di ciò che accade in seguito.
Anche nel caso di una seduta o di un intero percorso di psicoterapia online sarebbe bene poter ricavare qualche minuto prima dell’inizio della videochiamata per concentrarsi e assicurarsi di trovarsi in un luogo in cui il dialogo rimanga confidenziale.
Cosa succede alla prima seduta di psicoterapia?
Durante il primo colloquio ci si inizia a conoscere, e ciascuno si presenta nel modo che ritiene più opportuno. Solitamente sono molte le cose che si desidera raccontare ed è normale avere la sensazione di non sapere da che parte iniziare.
Allo stesso modo, ci si può sentire intimoriti, e preferire che sia lo/la psicoterapeuta a fare il primo passo. Qualunque sia lo stato d’animo con cui si arriva in seduta, ricordiamoci che il/la terapeuta è lì per essere d’aiuto fin dalle prime presentazioni, ponendosi in modo accogliente e sciogliendo le tensioni.
Alcune questioni pratiche
La prima seduta è anche il momento in cui si affrontano questioni di natura pratica. Tendenzialmente, lo/la psicoterapeuta fornisce informazioni che potrebbero essere utili alla persona che vuole intraprendere un percorso, facendogli intuire se ci sono i presupposti per instaurare una relazione collaborativa su cui fondare la psicoterapia stessa.
Alcune delle questioni pratiche di cui solitamente si viene informati/e durante il primo colloquio da parte del/la psicoterapeuta potrebbero riguardare:
- tipologie di pazienti con cui lavora abitualmente (adulti, adolescenti, bambini, coppie, famiglie ecc.);
- esperienze pregresse nell’aiutare persone con sintomi o problemi simili a chi vuole iniziare il percorso;
- aree di esperienza professionale specifiche;
- approccio terapeutico, ovvero modalità con cui si lavora di solito al problema portato;
- potenziale durata del percorso da intraprendere;
- costo delle sedute, se è prevista una politica di scalabilità dei prezzi nel caso la persona non potesse permettersi la tariffa standard;
- modalità con cui provvedere ai pagamenti;
- politica in merito alla gestione della terapia (per esempio nel caso di ritardi, assenza alle sedute o cambi di giorno/orario);
- condivisione del consenso informato.
Come già ribadito, spesso nel corso della prima seduta il desiderio di raccontarsi è grande. Può capitare di sentirsi sopraffatti all’idea di dover condensare tante informazioni in un tempo limitato. Lungo il corso di una psicoterapia però, non è insolito affrontare numerose tematiche: ci sarà sicuramente modo di approfondire le diverse questioni che senti rilevanti con il procedere degli incontri.
Parlare dei propri percorsi psicoterapeutici passati in quanto paziente può essere una fonte informativa preziosa per lo/la psicoterapeuta, in particolare se si tratta di informazioni che si reputano importanti.
Alcuni psicoterapeuti tengono un diario o prendono alcune annotazioni durante le proprie sedute, poiché aiuta a tenere traccia da una seduta all’altra dei nodi importanti affrontati insieme.
Prendere coscienza e successivamente decidere di intraprendere una psicoterapia è sempre ammirevole. Per quanto piccolo o grande sia il problema, relativamente recente o di lunga data, il desiderio di conoscersi più a fondo e di raccontarsi è comprensibile e coraggioso.
Anche di questo abbiamo parlato nell’articolo “Fare psicoterapia: è davvero difficile iniziare?”
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