Sognare di cambiare casa è… oltre le latitudini

Che cosa significa “sognare casa”? Riflessioni sul concetto di casa come spazio fisico e luogo degli affetti.

Sognare casa

Sognare casa, trasferirsi, vivere e identificarsi in essa

Il concetto di casa varia attraverso le diverse latitudini, in primo luogo perché le abitazioni devono essere funzionali. Clima ed altre variabili territoriali, materie prime disponibili, modelli sociali e modi di concepire l’abitare rendono conto della varietà dei modelli di abitazione nel mondo.

Dall’igloo alle dimore scavate nel tufo, sono numerose le abitazioni tradizionali che diventano meta di turisti e curiosi e connotano in maniera peculiare un territorio. 

La casa non è però solo un luogo fisico e un insieme di elementi architettonici. Casa è anche rifugio, luogo di memorie, intimità e desideri. 

 

Divagazioni linguistiche

La parola “casa” viene dal latino e significa letteralmente “capanna” o “luogo coperto”. I significati che rimandano al coprire sono impliciti nella radice sanscrita della parola, ska, che ritroviamo anche in castrum (accampamento) e cassis (elmo). Non è un caso che avere un tetto sopra la testa, significhi avere un luogo in cui trovare riparo.

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L’etimologia, però, non è comune per tutte le lingue neolatine. Basti pensare al francese “maison” che viene da mansio (luogo in cui si sosta), derivato dal participio passato del verbo manère, “restare”. Casa, quindi, è luogo in cui si sta. 

Ancora, potrebbe essere ricordato il portoghese “lar”, diffuso al pari della parola “casa”. “Lar” deriva ugualmente dal latino, lār, “dimora”, chiaro riferimento ai Lari, le divinità venerate dai Romani insieme a Vesta e ai Penati. Il lare domestico, per essere più precisi, vegliava sulle fortune della casa e a lui ogni membro della famiglia doveva rendere omaggio quotidianamente. Casa, quindi, è anche il luogo in cui si chiede ed ottiene protezione.

 

Continuando con le divagazioni linguistiche, è sicuramente un must il diverso utilizzo delle parole inglesi house e home. La seconda, infatti, è portatrice dei significati più affettivi e relazionali associati alla casa. Non edificio, insomma, ma luogo dei rapporti che custodisce e degli aspetti più sentimentali. Forse per questo, home viene da parole che in diverse lingue nordiche indicano il “villaggio” come insieme di relazioni, house deriva da termini che indicano il “tempio”. Un luogo più vivo e relazionale il primo; un’architettura dotata di una certa sacralità il secondo. 

Sognare casa: un po’ di psicologia della casa

La casa, quindi, è uno spazio fisico che protegge e, allo stesso tempo, è intriso di affetti. Dotato della sacralità che caratterizza gli spazi dell’intimità, separa il dentro dal fuori, essendo più o meno permeabile a tutto ciò che è esterno ed estraneo. 

Un luogo del cuore che, non a caso, viene spesso disegnato dai bambini come soggetto preferito. Il disegno della casa, tra l’altro, è anche uno dei test psicologici più utilizzato con i minori, utile per coglierne alcuni aspetti della personalità e delle relazioni familiari.

Gli psicologi, poi, sanno come spesso sognare la casa sia un po’ sognare sé stessi. Rappresentazione dell’Io, può avere più piani, aperture verso l’esterno, corridoi lunghi e labirintici, luoghi sconosciuti e misteriosi, ambienti colorati e luminosi o bui e scuri. La casa reale, non a caso, è un’estensione simbolica del nostro sé, spesso creata a nostra immagine, capace di dire molto di chi la abita. 

Rispetto a questi aspetti, lo psicoanalista A. Eiguer parla della funzione di identificazione della casa. Ci riconosciamo in essa e per questo investiamo nel suo aspetto e nella sua funzionalità.

Autore de “L’inconscio della casa”, Eiguer ci parla anche di altre funzioni, alcune delle quali già ricordate. È il caso della funzione di contenimento, per esempio. Coerentemente con l’immagine della casa-pelle, questa funzione consiste nella differenziazione interno-esterno di cui si è detto, fondamentale per creare una condizione di intimità. 

Secondo Eiguer, poi, la casa ha anche una funzione di continuità storica, con riferimento alle memorie della persona e della sua famiglia. La casa, inoltre, custodisce spesso numerosi oggetti di non apparente utilità, ma che raccontano il passato di chi l’ha vissuta.

La funzione creatrice degli spazi fa invece riferimento alla possibilità di avere dei luoghi nei quali esprimersi ed essere creativi senza limiti. Gli altri possono approvare o essere critici, ma non possono intervenire in nessun modo.

La funzione estetica, infine, è relativa alla possibilità di creare un tutto armonico, disponendo degli spazi, degli arredi e dei colori.

 

Lasciare casa

Se la casa è il luogo di memorie, relazioni e affetti, non è difficile comprendere come cambiare casa possa rappresentare uno stress. Non a caso, il trasloco è stato inserito in una delle più utilizzate scale di misurazione degli stress life events accanto ad eventi quali il matrimonio, la perdita di una persona cara, il divorzio.

Riferendosi alla riflessione di Eiguer, in effetti, lasciare casa comporta diverse rotture. Ad andare persa è la nostra casa-pelle, rischiamo di perdere un luogo che ci rappresenta, custode dei ricordi, in cui abbiamo esercitato la nostra creatività. 

Si tratta di un’esperienza nota agli expat che, trasferendosi per ragioni lavorative o familiari, lasciano la propria casa, ma anche il proprio paese.

Un po’ una perdita all’ennesima potenza, perché con l’espatrio vanno perdute molte cose. La prima che mi viene in mente è lo skyline consueto. La possibilità di riconoscere le proprie montagne, l’orizzonte sul proprio mare, il profilo dei monumenti della piazza. Si perdono poi anche le abitudini, le relazioni amicali e familiari, gli odori e i sapori abituali. Perfino i rumori consueti, anche se non sono sempre piacevoli. 

Da qui, la ricerca di casa nelle piccole cose. Succede ai viaggiatori o ai traslocanti seriali, a maggior ragione a chi lascia casa per seguire un progetto professionale. Ci sono contesti dove mantenere alcune abitudini è impossibile e l’ambiente è così diverso dal proprio da rendere difficili attività o esperienze consuete. 

La sfida, allora, è quella di provare a capire cosa è casa per noi, pensando alle possibilità di fare casa anche quando si è molto distanti da lei. 

 

Per approfondire e sognare di cambiare casa

di  GANDOLFA CASCIO

Per gli appassionati di psicologia: 

Eiguer A. (2007). L’inconscio della casa. Roma: Borla. 

Filighera T. & Micalizzi A. (2018). Psicologia dell’abitare. Marketing, architettura e neuroscienze per lo sviluppo di nuovi modelli abitativi. Milano: FrancoAngeli.

 

Per gli appassionati di visioni oniriche e sognare casa:

Laurent Chéhère e le sue case fluttuanti nei cieli di Parigi (transiti.net)

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