Le voci di alcuni studenti delle Scuole Superiori Torinesi, invitati a riflettere su come la tecnologia influenza il (loro) mondo delle relazioni[1]:
- Spesso ci si nasconde dietro a un profilo per esprimere ciò che non si ha il coraggio di dire di persona, limitando i rapporti personali a banalità
- Tutti sono capaci di fare gli spessi dietro ad un PC, ma poi sono codardi!
- Si perde la caratteristica principale della comunicazione, ovvero guardare la persona, i suoi gesti e il suo tono
- La tecnologia ha il terribile potere di farti vivere in una bolla e quindi rischi di chiudere, senza accorgertene, il rapporto con gli altri
- Quando si sta troppo tempo al computer inizi a vivere solo per quello ed è come se non facessi parte del mondo
- Si tende solo più a chattare, a vantarsi di avere più di 1000 amici su Facebook, tantissimi “mi piace” alle foto e non si ha voglia neanche di fare il giro dell’isolato
- Sui Social ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero, anche in modo volgare o discriminatorio e brutale
I /le ragazzi/e intervistati/e, nonostante dichiarino di essere immersi in tecnologie avanzate e innovative deputate alla comunicazione, lamentano di sentirsi isolati, poco in rapporto con il resto del mondo. Avvertono una vera e propria inefficienza comunicativa all’interno del sistema sociale in cui vivono. Benché tutti gli studenti intervistati riferiscano di essere abituati a parlare attraverso la moltitudine di tecnologie che hanno a disposizione, in particolare di sentirsi teenager Social, considerano comunque il contatto vis à vis lo strumento migliore per comunicare, in quanto migliora i rapporti umani e limita quelli virtuali. Vorrebbero che le discussioni e le relazioni tra pari avvenissero in spazi e tempi definiti (fisici, concreti) in cui potere esprimere e confrontare le loro idee, vorrebbero potere utilizzare la tecnologia per migliorare i rapporti umani, e non per peggiorarli o ridurli, come spesso accade, ma non riescono a trovare la modalità giusta.
Effettivamente una parte della letteratura scientifica sembra sostenere il punto di vista dei ragazzi intervistati.
Ad esempio Hancock e Gonzales (2010) evidenziano una correlazione tra la percezione positiva di sé e il numero di like ricevuti sul profilo Facebook dei giovani coinvolti nella loro ricerca, evidenziando quanto le conferme ottenute dalla rete influenzino l’idea di se stessi e, di conseguenza, la stima nei propri confronti. Similmente, una ricerca condotta presso l’Università di Queensland, in Australia, ha mostrato come l’accumulo di post sul proprio profilo Facebook che non guadagnano nemmeno un like, può condurre ad una progressiva svalutazione di sé. Essere privati di un feedback da parte di amici in relazione ai contenuti pubblicati, rischia di determinare una sensazione di invisibilità, di rifiuto, tale da incidere negativamente sul valore attribuito a se stessi.
Mesch e Talmud (2007) hanno rilevato una relazione positiva tra il tempo passato interagendo nei Social Network e una riduzione della qualità dei rapporti offline, sottolineando come gli scambi che avvengono mediante il web abbiano una vera e propria ricaduta negativa sulla vita relazionale degli users. Gli autori hanno messo a confronto il livello di soddisfazione percepito dai soggetti intervisti rispetto ai rapporti interpersonali online e offline. Dai risultati è emerso che la qualità delle amicizie online è considerata inferiore rispetto a quella offline.
Parsi, Cantelmi e Orlando (2009) indicano che le interazioni che avvengono sui Social Network aumentano l’analfabetismo emotivo dei soggetti coinvolti. Se ad esempio si discute con un coetaneo online, non è possibile utilizzare gli strumenti comunicativi tipici delle relazioni vis a vis (mimica facciale, gesti e postura, tono della voce), questo rende molto più insoddisfacente la qualità dell’interazione e, di conseguenza, del rapporto che si è instaurato con l’altro.
Tuttavia, altre ricerche portano alla luce degli elementi completamente diversi rispetto a quelli sino ad ora menzionati. Secondo Peter e coll. (2005) le relazioni online possono, in alcuni casi, compensare le mancanze o le difficoltà soggettivamente percepite nelle relazioni offline. Può infatti accadere che le persone più timide o più chiuse riescano, attraverso le interazioni sperimentate nei Social Network, a migliorare le competenze sociali che non sono riuscite a sviluppare in contesti offline. In altre ricerche è emerso che i giovani considerano le relazioni nate e cresciute mediante la rete, supportive tanto quanto quelle sperimentate vis à vis (Boneva, Quinn, Kraut, Kiesler e Shklovski, 2006; Wang e Wang, 2014), quindi in presenza di legami amicali offline poco soddisfacenti vi potrebbe essere la tendenza a ricercare amicizie online (Valkenburg e Peter, 2009; Zucchetti, Latina, Ciairano e Rabaglietti, 2012).
Vi è infine un ulteriore filone di studi a sostegno della così detta ipotesi rich get richer, per la quale i soggetti che possiedono delle buone competenze sociali nella vita offline, riusciranno a stabilire relazioni di qualità anche interagendo in una dimensione online (Kraut e coll. 2002). Lo studio longitudinale effettuato sulla popolazione statunitense da Allen (2012), propone l’esistenza di una continuità tra le relazioni instaurate faccia a faccia e il comportamento messo in atto nelle interazioni on-line, evidenziando come la rete e gli strumenti che ci offre siano “semplicemente” in grado di amplificare le caratteristiche, le competenze e le risorse preesistenti nelle persone che ne fanno uso.
Quale di queste posizioni dovremmo ritenere più attendibile o veritiera?
Come spesso accade, quando si tratta di analizzare fenomeni di natura psicosociale, la verità coesiste nei diversi punti di vista attraverso cui la osserviamo. Certamente l’influenza positiva o negativa dei Social Network è strettamente legata al tipo di utilizzo che ne viene fatto e alle caratteristiche personali, alle fragilità e alle risorse specifiche di ogni users che si avvicina a questi mezzi di comunicazione. Non potendo fermare in alcun modo l’avanzata della tecnologia, appare fondamentale rendere consapevoli giovani e giovanissimi dei rischi e delle opportunità che la rete offre loro, aiutandoli ad essere maggiormente sensibili e competenti nell’utilizzo della tecnologia, soprattutto se questa rappresenta un mezzo attraverso cui creare relazioni con l’altro. Diventare quindi teenager social consapevoli.
Riferimenti Bibliografici
Allen J.P, Evans M.A, Hare A.L, Mikami A.Y., (2012). Adolescent Peer Relationsheep and Behaviour Problems Predict Young Adults’ Communications on Social Neworking Websites. Developmental Psychology, 46 (1), 46-56.
Boneva, B., Quinn, A., Kraut, R., Kiesler, S., & Shklovski, I. (2006). Teenage communication in the instant messaging era. In R. Kraut, M. Brynin, & S. Kiesler (Eds.), Oxford series in human-technology interaction. Computers, phones, and the Internet: Domesticating information technology (p. 201–218). Oxford University Press.
Cummings J.M., Butler B., Kraut R., (2002). The quality of on-line social relationships. Communications of the ACM, 45 (7), 103-108.
Hancock J., Gonzales A., (2010). Mirror, Mirror on My Facebook Wall: Effects of Exposure to Facebook on Self-Esteem in Cyberpsychology, Behavior and Social Networking 14(1-2):79-83·
Kraut R., Kiesler S., Boenava B., Cumings J.M., Helgeson V. (2002). Internet Paradox Rivisited. Journal of Social Issue, 58, 49-74.
Mesh G.M., and Talmud I., (2007). Online friendship formation, communication channel, and social closness. Internaional Journal of Internet Science, 1 (1) 29-44
Parsi M., Cantelmi T., Orlando F., (2009). L’ immaginario prigioniero. Come educare i nostri figli a un uso creativo e responsabile delle nuove tecnologie. Mondadori Editore.
Peter J., Valkenburg P, Schouten A., (2005). Developing a model of adolescent friendship formation on the internet. Cyberpsychology and Behavior, 8 (5), 423-430.
Tobin J., Vanman E., Verreynne M., Saeri A. (2015) Threats to belonging on Facebook: lurking and ostracism., Social Influence, vol 10 issue 1, 2015, Taylor and Francis Group.
Valkenburg P.M, Peter J., (2009). Social consequences of the internet for adolescents: a decade of research. Current Directions in Psychological Science 18, 1-5.
Wang H., Wang J., (2014). The effects of Social Networking Site (SNS) use on college students’ friendship and well-being. Computers in Human Behavior 37:229–236.
Zucchetti G., Latina D., Ciairano S., Rabaglietti E. (2012) Online and offline self-disclosure and psychological discomfort in adolescence: Exploring the mediation effect of face-to-face friendship quality. Journal of Developmental Psychology n. 100.
[1] Materiale raccolto nel corso degli incontri realizzati nell’ambito del progetto «Piano Adolescenti» ideato e promosso dalla Città di Torino (2013-2014), per approfondimenti: http://www.comune.torino.it/servizieducativi/orientamento/pianoadolescenti/Report%20completo.pdf
[Photo Joseph Szabo – adolescenti, ’70]