Trasferirsi in Australia: tra entusiasmo e difficoltà

Nell’immaginario comune l’Australia è vista come una nuova America, ma esistono tutta una serie di difficoltà con cui gli expat italiani sono costretti a fare i conti che è bene non sottovalutare

trasferirsi in australia

Alessia Comandini è avvocato e vive a Sydney da ormai dieci anni. Grazie al connubio tra la sua professione e la conoscenza della lingua italiana, si è specializzata in diritto di immigrazione, aiutando tanti expat a completare il processo di espatrio con successo e trasferirsi in Australia.

Le abbiamo chiesto di raccontarci la sua vita da expat a Sydney e del suo lavoro a stretto contatto con gli italiani che hanno deciso di trasferirsi in Australia.

Un destino a Sydney

L’Australia ha sempre fatto un po’ parte della mia vita, sin da quando ero bambina,” ci racconta. “I miei nonni paterni avevano trascorso un periodo di tempo piuttosto lungo a Sydney con mio padre, che allora era un teenager. Per vari motivi sono poi tornati in Italia ma mio padre è sempre stato nostalgico di questo Paese. Crescendo ci raccontava sempre di Sydney.” 

“Quando è andato in pensione ha deciso di portarci in Australia in vacanza. Lì incontrai quello che sarebbe poi diventato mio marito. Mi sono trasferita ufficialmente nel 2010. Mi hanno seguita anche i miei genitori, che hanno deciso di trasferirsi in Australia definitivamente nel 2014.”

Persino il bar di famiglia nel quale Anna Comandini è cresciuta preannunciava il suo futuro australiano. Si chiamava Bar canguro: “era impresso nel mio destino questo Continente.”

Un paese che attira gli italiani da sempre

L’Australia attira gli italiani da parecchie generazioni, ma rispetto a coloro che sono emigrati a partire dagli anni Cinquanta e Sessanta, oggi molte cose sono cambiate. 

“Storicamente le regioni italiane che più si riversavano in Australia erano la Sicilia, la Calabria, la Campania e la Puglia. C’erano ovviamente delle eccezioni, come i miei nonni che arrivavano dalla provincia di Roma”.

Oggi gli expat italiani che decidono di trasferirsi in Australia sono molto variegati, provengono da ogni regione e appartengono a tutte le fasce d’età: “dai giovanissimi che fanno le prime esperienze a 18/20 anni, a persone più mature che anche a 35/40 anni sperimentano per la prima volta questa avventura.”

Ma cosa è cambiato rispetto all’immigrazione degli anni Cinquanta e Sessanta? “Prima c’erano i richiami familiari, un sistema completamente diverso. Difficile, perché erano difficili i tempi. Ora è più facile per molti punti di vista, ma è molto difficile rimanere. Il sistema di immigrazione è molto selettivo.

Rispetto al passato, si è persa la dimensione più comunitaria della vita da expat. “Una volta si viveva nelle comunità italiane, si poteva lavorare senza parlare una parola d’inglese. Ora l’inglese è un must. Altrimenti non si trova lavoro. È molto difficile rimanere. Bisogna avere le spalle un po’ coperte.” 

Una percezione delle difficoltà che negli ultimi anni è più facile da prevedere grazie ai social, strumento fondamentale su cui informarsi e confrontarsi con altri expat prima della partenza, che però non scalfisce del tutto quell’idea un po’ romanzata “di una nuova America, della facilità di trovare lavoro, di affermarsi, di avere successo, che purtroppo non viene sempre soddisfatta. Il lavoro si trova, però ci sono degli aspetti che non sono ben conosciuti, come il costo della vita.” Il gruppo più numeroso su facebook è quello degli Italiani in Australia.

Come prepararsi al culture shock

“Il sistema di vita è quello anglosassone. Chi ha già avuto delle esperienze in Inghilterra ha già un’idea di quello a cui si va incontro.”

Si vive molto di più, a mio avviso, la giornata: le ore del mattino, si fanno molti più pic-nic, attività all’aperto, attività sportive nei parchi. C’è un grande divario con le nostre abitudini della sera, fare l’aperitivo, o shopping dopo lavoro”.

Anche l’orario di lavoro è molto diverso. “In Italia mi capitava di restare in ufficio anche fino alle 21.00. Qui è impensabile, alle 17.30 si esce, al massimo alle 18.00. A quell’ora tutto sta per chiudere”.

“Nascono alcune realtà un po’ diverse, e stanno nascendo anche grazie alla nostra comunità. Spesso organizziamo degli eventi anche noi. Questo aiuta la persona che si trasferisce a sentirsi un po’ meno sola.”

Un divario tra due culture che Alessia Comandini non vive più con difficoltà, dopo dieci anni a Sydney, ma che “sicuramente per un ragazzo giovane può essere un elemento particolare da dover affrontare. È proprio una vita diversa rispetto all’Italia”.

E poi ci sono le distanze geografiche, immense e inimmaginabili per chi arriva dall’Italia. “Qui la situazione è ben diversa. Se si esce fuori dalle grandi città come Sydney, Melbourne, Perth, Darwin, Brisbane e Gold Coast, bisogna guidare delle ore prima di arrivare al centro più vicino”.

Trasferirsi in Australia: le difficoltà e la burocrazia

L’immigrazione in Australia è una materia complessa perché legata a un sistema cavilloso e pieno di tecnicismi, difficile soprattutto per coloro che non padroneggiano bene l’inglese. “Avere un avvocato che può comunicare nella propria lingua aiuta”, ci spiega. 

“Come dico sempre, noi non abbiamo a che fare con dei beni commerciali ma, come si dice in inglese, con dei living goods, le persone umane. Un lavoro estremamente stressante perché abbiamo a cuore il buon risultato. Un esito negativo, vuol dire potenzialmente dover fare le valigie e ritornare a casa”.

Trasferirsi in Australia è un processo lungo e faticoso: innanzitutto, prendere la decisione di partire e lasciare tutto coinvolge tutta una serie di processi psicologici importanti. Poi, una volta atterrati dall’altra parte del mondo, inizia una seconda fase altrettanto complessa, legata all’ottenimento del visto.

 

“Soprattutto negli ultimi anni ci sono delle lungaggini notevoli per i visti permanenti, le persone rimangono in attesa per 12 mesi, 14 mesi. Durante quel periodo si vive un po’ in un limbo, perché non si è né cittadini, né residenti permanenti. Insomma, si rimane attaccati ad un filo”.

“La maggior parte dei ragazzi che arrivano qui fanno un percorso lunghissimo, perché passano da una serie di trafile di visti temporanei quindi un Working Holiday Visa, poi un altro Working Holiday Visa, poi un visto studente. Successivamente, nella maggior parte dei casi, soprattutto gli italiani ottengono uno Sponsor Visa, quindi devono lavorare due o tre anni per lo stesso datore di lavoro.” Lo step successivo è richiedere la residenza permanente, che può voler dire attendere altri 12/14 mesi.

Una serie di complessità non indifferenti, aggravate dalla pandemia che ha costretto gli expat italiani in Australia a lasciare le proprie vite in sospeso per oltre un anno e mezzo.

“Le frontiere sono chiuse dal 2020, quindi molte persone da quel momento non sono più riuscite a uscire. Essendo residenti temporanei e quindi cittadini italiani, possono uscire dal paese, ma non possono più rientrare.”  

Quello della residenza permanente è quindi un processo faticoso che alla lunga ripaga, però, con tanta soddisfazione: “Quando arriva il risultato le persone sono felicissime. Si continua la propria vita normalmente però si hanno un po’ più di certezze, e forse ci si sente di meno cittadini di serie B”.

Tre consigli prima di partire

Se Trasferirsi in Australia è un vostro desiderio, la prima cosa è studiare l’inglese. Molti mi dicono, ‘vengo lì e lo studio lì.’ Sicuramente una lingua si apprende meglio quando la si vive tutti i giorni e si è sommersi dal linguaggio. Però, se lo studiate già un po’ e non partite da una base minima, sicuramente la vostra esperienza sarà più positiva. Troverete lavoro più facilmente, riuscirete a comunicare meglio, sarà tutto più semplice”.

“Secondo: fate una bella ricerca. Non seguite i consigli dell’amico di un amico. Fate una ricerca individuale su quello che effettivamente volete per capire quale città fa al caso vostro. Sicuramente Sidney è la meta più ambita, però ci sono tantissime altre opzioni. Il Queensland, la Gold Coast, sono posti meravigliosi. Chiedetevi se siete più interessati a un luogo naturalistico, o se invece volete più una grande città. Ci sono tante opzioni diverse”.

“Poi capite bene il sistema di visti. Spesso molti ragazzi bruciano le proprie possibilità perché non capiscono bene come funziona il sistema. Le scadenze sono fondamentali, non bisogna mai farsi scadere nessun tipo di visto. Bisogna familiarizzare un po’ con il sistema. Quindi per questo motivo iscrivetevi ai gruppi. Ce ne sono tantissimi su Facebook dove potete fare delle domande, e tantissimi italiani vi risponderanno.”

“L’America purtroppo sta da un altra parte, però sicuramente l’Australia è un ottimo paese che offre tantissime possibilità, e potrà rivelarsi una bellissima esperienza di vita. Ne tornerete con un bel bagaglio.”

Se questo articolo vi è servito per maturare una scelta o per capire un tuo disagio continua a leggere l’Expat Blog di Transiti nella categoria Vivere all’estero

di Alice Rebolino

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