Da Milano all’Irlanda
“Sono arrivata in Irlanda nel 2016, per un viaggio costruito su rotte un po’ meno convenzionali del solito: la bellezza dei paesaggi, il motivo per cui si parte generalmente, mi interessava certamente meno della conoscenza dei luoghi intrecciata a quella delle persone.
Ho sempre trovato interessante l’apertura degli irlandesi nei confronti di chi non è del posto: sono affabili, spesso simpatici, basta uno spunto per parlare con loro.”
L’avvicinamento di Francesca all’Irlanda si è rivelato anche un modo per allontanarsi da una vita di profonda alienazione.
“Venivo da anni di vita vissuta a Milano, di vita schedulata. Nei successivi ritorni per periodi più lunghi ho vissuto la mia permanenza in Irlanda come un’autentica occasione per ridare alla mia vita una dimensione più umana.”
La nascita e lo sviluppo di Zuppairlandese
Zuppairlandese nasce come una newsletter, il cui primo obiettivo è stato quello di documentare un passaggio fondamentale nell’attualità irlandese.
“Era il 2018 e per l’Irlanda, che spesso viene coperta dai giornalisti che stanno a Londra, è stato un anno ricco di occasioni per emergere nella cronaca internazionale, prima di tutto per il referendum sulla legalizzazione dell’aborto, tappa importante nel processo di modernizzazione delle leggi del Paese, che tre anni prima aveva stupito tutta Europa con il via libera al Matrimonio Egualitario.
Sono partita dunque per documentare questa campagna referendaria, per raccogliere le voci delle due parti, e soprattutto delle donne.”
Quell’interesse iniziale informativo e documentaristico si è poi esteso a una passione per gli usi e costumi irlandesi.
Ed ecco che Zuppairlandese ben presto diventa un blog, dove Francesca dà voce e immagini alla cultura di questo Paese che tanto l’affascina, continuando a scrivere di Irlanda anche su alcune importanti testate italiane.
“Quando facevo la giornalista ho scritto di Irlanda per La Stampa, Avvenire, Donna Moderna. Oggi mi dedico anima e corpo a Zuppairlandese.”
Proprio come l’irish stew, una ricetta composta da diversi ingredienti, anche Zuppairlandese è un blog eterogeneo.
“Volevo costruire un progetto che tenesse dentro le diverse anime dell’Irlanda, dalla politica, alla letteratura, alla musica, ai viaggi.”
Expat a metà: come si vive a cavallo tra due culture
Dal 2016 fino allo scoppio della pandemia, Francesca ha sempre fatto la spola tra l’Italia e l’Irlanda.
Una condizione, quella di expat a metà, che si potrebbe pensare fonte di stress e di sradicamento, ma che per Francesca è tutt’altro. È proprio il connubio tra cultura italiana e irlandese, e la possibilità di viverle entrambe, che arricchisce la sua identità.
Purtroppo, però, continuare la sua vita tra i due Paesi, dal 2020 è diventato molto più complesso. Francesca si è dovuta fermare in Italia per un po’. E dire che questo l’ha fatta soffrire è riduttivo.
“In due anni ho vissuto tutte le gradazioni di un cambiamento globale che ha inciso sulla vita che mi ero costruita nei quattro anni precedenti con periodi dell’anno qui e periodi lì.
Sto ancora costruendo il modo per tornare ad essere un’expat a metà, adeguandolo al mondo cambiato dopo la pandemia e ai cambiamenti che ho vissuto io nel frattempo, come ad esempio il fatto che ora insegno.”
Da giornalista a insegnante: un fresh restart per proiettarsi nel futuro
“L’ispirazione al fresh restart l’ho avuta proprio a Dublino, collaborando con la Scuola viaggi di un mio carissimo amico, Samuele Zerbini, che mi ha messo in contatto con il mondo della scuola in Italia.”
Una nuova vita, quindi, si prospetta per Francesca, in cui l’Irlanda non può che esserne parte.
Nel prossimo futuro, ci spiega, vorrebbe muoversi su due direttrici, portando avanti la mission inaugurata con Zuppairlandese, ma anche, viceversa, divulgando la cultura italiana sull’isola.
“Vorrei specializzarmi nell’insegnamento dell’italiano come seconda lingua, L2, proprio per provare a insegnarlo in Irlanda. C’è un grande rispetto per il nostro patrimonio culturale.
Vorrei poi provare a costruire un ponte dal punto di vista letterario, facendo conoscere in Italia gli scrittori e soprattutto le scrittrici irlandesi. Nei periodi storici in cui il mondo si restringe è fondamentale fare in modo che la cultura circoli al di là dei propri confini.
Ah, ultimo ma non meno importante, devo concludere il percorso di seconda laurea in Lingue e letterature straniere: sto preparando la dissertazione finale proprio sulla poesia irlandese!”
L’empowerment delle donne irlandesi come modello da seguire
Concludiamo la nostra chiacchierata con Francesca soffermandoci su uno degli aspetti che maggiormente la legano all’Irlanda, ovvero la sua ammirazione nei confronti della popolazione femminile irlandese.
Da quel primo viaggio per documentare la campagna referendaria sull’aborto, le donne irlandesi sono state un vero esempio per Francesca, una fonte di ispirazione che ha dato una forte spinta al suo progetto e al suo avvenire.
Come ci racconta, le irlandesi hanno saputo mostrarle come essere pienamente donne libere.
Un punto di vista molto interessante, se teniamo in considerazione il percorso complesso e travagliato che l’emancipazione femminile ha dovuto attraversare in una società, come sappiamo, intrisa di una forte morale cattolica, tuttora ricca di pregiudizi e paradossi.
A questo proposito, Francesca cita la tragica vicenda delle Mother and Baby Homes, dove numerose ragazze madri vennero rinchiuse, private dei loro bambini e costrette a lavorare in condizioni terribili.
Eppure, o soprattutto grazie ad avvenimenti bui come questo, i movimenti femminili irlandesi sono stati in grado “di compattarsi sulle cause più importanti.”
“Le donne non sono semplicemente un argomento del dibattito pubblico, ma possono farlo”, ci spiega. “Possono ricoprire ruoli importanti a livello politico, economico e sociale senza che questa sia una notizia, ma semplicemente la normalità,” oppure scegliere se avere figli o meno, senza essere ghettizzate né in un caso, né nell’altro.