Trasferirsi all’estero rappresenta, per molte persone, un’esperienza entusiasmante e ricca di opportunità: nuove culture da scoprire, orizzonti professionali da esplorare, possibilità di crescita personale. Tuttavia, al di là dell’entusiasmo iniziale, vivere lontano dal proprio contesto di origine può esporre a significative sfide psicologiche. Uno dei fattori più critici è la perdita improvvisa dei punti di riferimento, in particolare quelli familiari e sociali, che spesso sostenevano il nostro equilibrio emotivo senza che ne fossimo pienamente consapevoli.
Questa assenza può creare un senso di smarrimento e vulnerabilità, amplificando il rischio di problematiche come ansia, depressione e senso di isolamento. Per questo, nel delicato processo di adattamento, è fondamentale individuare nuovi punti di ancoraggio, prima che lo stress si radichi e possa compromettere il benessere complessivo.
Il corpo come primo punto di riferimento: il ruolo del grounding
Quando i riferimenti esterni vacillano, il corpo diventa uno strumento immediatamente disponibile per ritrovare stabilità. Il grounding – letteralmente “radicamento”- consiste in pratiche che riportano l’attenzione al momento presente attraverso la connessione fisica e sensoriale con il corpo e, quando possibile, con la terra stessa.
Dal punto di vista psicologico, il contatto fisico e tattile ha un effetto “radicante” anche grazie al rilascio di ossitocina, un ormone che contrasta il cortisolo (principale ormone dello stress) e che viene messo in circolo nel momento in cui entriamo in relazione con qualcuno, durante situazioni piacevoli (come una bella serata con amici) o calmanti (come un massaggio o un abbraccio). In questo senso, il grounding non è solo una tecnica di rilassamento, ma un intervento che agisce in profondità sui meccanismi neurobiologici del benessere.
In cosa consiste il grounding e alcuni esempi pratici
Il grounding si fonda sul contatto diretto con il corpo e, quando possibile, con gli elementi naturali, con l’obiettivo di ristabilire un equilibrio psico-fisico. Può essere praticato all’aperto, ad esempio camminando a piedi nudi sull’erba, sabbia o terra, sedendosi sotto un albero o immergendosi in acqua naturale, oppure in ambienti chiusi. Il centro corporeo per praticare grounding sono le gambe e i piedi, ma spesso vengono coinvolte altre parti del corpo (come le mani) o l’uso dei sensi (come la vista, oltre al tatto) per facilitare la sensazione di “essere nel qui e ora”.
Altri esercizi semplici includono:
- Respirazione consapevole con appoggio plantare: sedersi con i piedi ben piantati a terra, percependo il contatto e il peso del corpo, mentre si inspira ed espira lentamente.
- Scansione corporea radicante (bodyscan): portare l’attenzione progressivamente alle diverse parti del corpo, notando le sensazioni fisiche e cercando di rilasciare eventuali tensioni.
- Contatto con oggetti naturali: tenere tra le mani una pietra liscia, una foglia o un pezzo di legno, concentrandosi su texture, temperatura e peso.
- Allungamento con radicamento: eseguire movimenti lenti e controllati, come nello stretching o nello yoga dolce, mantenendo la consapevolezza del contatto con il suolo.
Evidenze scientifiche
Ricerche in psicologia, neuroscienze e scienze sociali hanno messo in luce diversi benefici del grounding:
- Effetti fisiologici: riduzione dell’infiammazione, normalizzazione dei ritmi del cortisolo, miglioramento della qualità del sonno e della regolazione ormonale.
- Benefici psicologici: riduzione dello stress, miglioramento dell’umore, maggiore senso di benessere generale.
- Sistema nervoso autonomo: transizione dalla modalità “lotta o fuga” (sistema nervoso autonomo simpatico) alla modalità “riposo e digestione” (sistema parasimpatico), favorendo rilassamento e recupero.
Durante la meditazione, l’essere fisicamente “a terra” (grounded) incrementa la produzione di onde cerebrali Alpha e Theta, presenti rispettivamente in caso di sonno e rilassamento profondo, migliorando il controllo emotivo, la concentrazione interna e il rilassamento profondo. Anche in assenza di meditazione, un’ora di grounding ha dimostrato di migliorare l’umore più del solo riposo.
Grounding e mindfulness: connessioni e differenze
Il grounding e la mindfulness condividono l’obiettivo di favorire la presenza mentale, ma si collocano in momenti diversi del percorso di consapevolezza e, quindi, anche del percorso di riassestamento in una traiettoria di mobilità.
La mindfulness, la pratica dello stare nel “qui e ora”, se proposta in fasi di forte vulnerabilità emotiva o se praticata senza una corretta preparazione, può risultare troppo intensa, rischiando di riattivare memorie traumatiche o aumentare l’ansia del momento. Il grounding, invece, rappresenta una porta di accesso più sicura, che permette di stabilizzare corpo e mente prima di avvicinarsi a pratiche più profonde di introspezione.
In altre parole, il grounding può essere il primo passo per ricostruire un senso di radicamento, da cui poi intraprendere un cammino di consapevolezza più ampio.
Un intervento accessibile e potente per chi espatria
Per chi vive lontano da casa, integrare pratiche di grounding nella routine quotidiana può significare:
- Ritrovare un senso di sicurezza interiore in un contesto esterno ancora incerto.
- Ridurre lo stress acuto dovuto al cambiamento di ambiente.
- Rafforzare la propria capacità di adattamento, proteggendo il benessere psicologico.
In definitiva, il grounding non è solo una tecnica, ma una strategia di cura di sé: un modo per ricostruire una base stabile su cui costruire nuove connessioni sociali, relazionali e culturali. Per chi espatria, può diventare il ponte tra il disorientamento iniziale e la piena integrazione nella nuova realtà.
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