Chi si trova immerso in un nuovo contesto culturale è esposto a sfide continue: dall’adattamento all’acquisizione di nuove abitudini alla costruzione di una rete sociale, fino alla gestione della nostalgia per il proprio paese di origine. Coltivare un’attenzione alle emozioni positive, in questo senso, non rappresenta una prescrizione ad “essere felici” o una semplice inclinazione al buonumore, ma una risorsa che può sostenere durante i momenti più complicati e rafforzare un senso di benessere già esistente.
Scrivere di emozioni è una sfida
Come possiamo dare voce a qualcosa che solitamente sentiamo nel profondo, magari “nella pancia”? Quel sentire è il risultato di un qualcosa di complesso, multisfaccettato, che coinvolge sensazioni corporee, valutazioni, comportamenti, messaggi relazionali. In fondo, le emozioni sono un potente strumento per conoscere noi stessi e ciò che ci circonda.
Abbiamo a disposizione moltissime parole per descrivere la vasta gamma di emozioni umane, ma non sempre comprendere gli stati emotivi attraverso le parole è sufficiente. Spesso, infatti, più che essere definiti richiedono di essere raccontati attraverso storie ed esperienze.
A volte, il mondo delle emozioni può risultare intuitivamente semplice e, allo stesso tempo, estremamente complicato.
Emozioni in transito
Presupponendo che non esistono emozioni “buone” o “cattive”, poiché ognuna è in qualche modo utile nel segnalarci qualcosa, nel campo della psicologia possiamo parlare di emozioni “positive”: stati emotivi che includono sentimenti come la gioia, l’interesse, la gratitudine, la speranza e l’affetto. Si traducono in esperienze che, anche se talvolta fugaci, ci aiutano a mantenere un equilibrio, soprattutto nei periodi di cambiamento.
Le emozioni positive sono affiancate da una ancor più vasta gamma di emozioni e stati d’animo che solitamente vengono loro contrapposte: quelle “negative”. Queste emozioni tuttavia non si escludono a vicenda ma piuttosto si intrecciano e spesso si sovrappongono tra loro. Ciascuna di esse ha una funzione ed un valore nella nostra esperienza: le emozioni arricchiscono la memoria del passato, ci permettono di reagire prontamente alle sollecitazioni quotidiane, di prendere posizione e di capire cosa fa per noi e cosa invece dovremmo rifiutare in modo spesso intuitivo e veloce.
Per questo, concentrarsi sulle emozioni positive non significa eliminare le difficoltà o le emozioni negative, ma dare spazio a degli stati d’animo che non siamo abituati ad affrontare in modo più profondo. La curiosità verso una cultura nuova, per esempio, può renderci più aperti e ricettivi, trasformando l’incertezza in una scoperta continua. La gratitudine per le piccole cose – come il sorriso di un vicino o un paesaggio nuovo – può agire come un’àncora emotiva, mantenendo vivo un senso di apprezzamento e di stabilità interiore. La speranza ci spinge a guardare avanti e ad affrontare il futuro con ottimismo.
In un percorso di mobilità, vivere emozioni positive significa permettere a queste esperienze di nutrire il nostro benessere, anche quando lo sconforto o l’incertezza possono farsi sentire.
Saper riconoscere le emozioni positive nella quotidianità ci aiuta a rimanere connessi alla nostra identità, anche in un ambiente in cui le abitudini e i valori possono essere molto diversi da quelli a cui siamo abituati.
Essere consapevoli dei momenti in cui questi si manifestano ci dà la possibilità di guardare in prospettiva, cogliere aspetti trascurati fino a quel momento e inserirli in una cornice più ampia.
Le emozioni positive, secondo numerosi studi psicologici, non solo migliorano la qualità della vita, ma fungono anche da meccanismo di protezione per la salute mentale: svolgono un ruolo fondamentale nella costruzione di risorse cognitive, emotive e sociali, facilitando così l’adattamento. Come raccontato da Bayo Akomolafe e in “Traiettorie. Guida psicologica all’Espatrio”, abbiamo bisogno di una “riserva”, come la gobba di un cammello, a cui attingere nei momenti di incertezza.
Un ambiente psicologicamente sicuro per affrontare il cambiamento
Per far sì che le emozioni positive possano emergere e avere un impatto duraturo, è essenziale che l’ambiente attorno a sé venga percepito come un luogo sicuro. In un nuovo contesto, ogni aspetto della vita quotidiana può sembrare sconosciuto, pertanto deve essere ripensato, rinegoziato.
Adattarsi a una nuova realtà è un po’ come arredare una casa che non ci appartiene ancora del tutto. Magari all’inizio lo spazio è vuoto o un po’ anonimo, ma gradualmente iniziamo a scegliere gli oggetti, a sistemare mobili, a dar forma agli spazi. Ogni scelta è fatta per rendere l’ambiente più nostro: un luogo che rispecchia ciò che siamo, dove tornare dopo un viaggio, dove vivere la quotidianità, da condividere con altre persone. Allo stesso modo, la nostra vita può essere arredata in modo da rappresentare una base sicura da cui partire. Questa sicurezza può essere data da vari elementi: dalle relazioni interpersonali e dal sostegno sociale, fino alla presenza di spazi fisici ed emotivi dove poterci esprimere senza timore e giudizio.
Per chi vive un’esperienza di mobilità, questo può tradursi nello stabilire legami con persone che condividono la stessa situazione o frequentare gruppi di connazionali. Oppure coltivare e curare una rete di supporto amicale o familiare nel proprio paese di origine, che possa offrire sostegno e rendere più semplice accogliere emozioni difficili.
Quando ci sentiamo supportati, accolti e riconosciuti, siamo più propensi a vivere e apprezzare emozioni e momenti positivi. Creare un ambiente psicologicamente sicuro non significa quindi evitare le difficoltà, ma sentirsi liberi di affrontarle con autenticità.
Così come una casa ben curata può essere un rifugio accogliente, anche un ambiente emotivo sicuro offre il supporto per affrontare il cambiamento non solo nelle sue sfide più difficili e incertezze, ma anche nell’entusiasmo e nella gioia di incontrare qualcosa di nuovo.
Naturalmente, l’ambiente in cui viviamo non può essere, per fortuna, completamente sotto il nostro controllo. Per esempio, una parte può dipendere da fattori esterni e sociali su cui non possiamo esercitare un’influenza diretta, mentre un’altra parte può essere inconscia, legata a dinamiche emotive personali più profonde e non così facilmente accessibili. Tuttavia, c’è un margine di influenza che possiamo attivare ed esercitare, fatto di scelte consapevoli e azioni pensate. È proprio questo aspetto che ci permette non solo di affrontare il cambiamento, ma anche di sentire che ciò che facciamo ha un impatto sul mondo intorno a noi, dando senso e significato alla nostra esperienza quotidiana.
Quindi, cosa fare?
Coltivare le emozioni positive non è solo una questione di fortuna o di circostanze favorevoli; si tratta spesso di un allenamento continuo, un percorso non sempre lineare, fatto di semplici pratiche quotidiane che possono rendere le emozioni positive una presenza costante e preziosa.
Notare momenti, anche piccoli, per cui si è riconoscenti, concentrarsi su ciò che funziona nella nostra vita, prendersi del tempo per dedicarsi ad attività che suscitano gioia e interesse, può fare una grande differenza. Per alcune persone, questo potrebbe significare esplorare nuovi luoghi o dedicarsi a hobby creativi; per altre, potrebbe essere un momento di riflessione o di connessione con i propri cari. In entrambi i casi, queste attività favoriscono la creazione di momenti positivi che possono aiutarci ad affrontare le situazioni con maggior prospettiva e leggerezza.