Traiettorie+: un progetto per sensibilizzare la fascia universitaria sul benessere psicologico nei percorsi di mobilità internazionale

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A quale parte di te vuoi dare spazio quando sarai in Erasmus?”

Con questa domanda aperta, rivolta a borsisti e borsiste Erasmus dell’Università degli Studi di Torino, si è concluso Traiettorie+. Guida psicologica all’Erasmus, progetto pilota realizzato da Transiti Psicologia d’Espatrio in collaborazione con il Polo del 900, un ciclo di quattro incontri per riflettere sul tema del benessere psicologico nei percorsi di mobilità internazionale.

A quale parte di te vuoi dare spazio quando sarai in Erasmus?” è una domanda in cui si può intravedere un senso più profondo delle esperienze di mobilità internazionale, al di là delle logiche accademiche performative e della corsa all’arricchimento dei curricula. Fare un Erasmus è anche, e soprattutto, sperimentare se stessi in una dimensione sconosciuta, facendo spazio a nuove parti di sé nell’incontro con l’alterità. Una domanda che, per ciascuna persona, può avere una risposta diversa – o più d’una. 

Oltre che uno spostamento fisico per un periodo di tempo più o meno breve, l’Erasmus è, a prescindere dalle destinazioni, un’esperienza che implica un gran movimento interiore; schiacciati dalle preoccupazioni di carattere pratico che caratterizzano i trasferimenti all’estero, può essere difficile prendersi il tempo per riflettere sugli aspetti che riguardano il benessere psicologico. 

Che cosa significa, allora, fare spazio, nel caos e nella carica adrenalinica pre-partenza? E perché farlo prima di partire?

Se immaginiamo l’espatrio come una “traiettoria”, il percorso di movimento verso l’estero comincia nel momento in cui si inizia ad immaginare la possibile partenza, per poi proseguire con la permanenza nel nuovo paese, fino all’eventuale rientro in Italia e oltre, in quanto esperienza che continua a risuonare nell’identità di ciascuno. 

Fare spazio significa prendersi del tempo, individuale e collettivo, per mettere in ordine le priorità, fantasticare su percorsi da intraprendere, immaginarsi in un luogo differente, indagare le proprie spinte, le aspettative, i desideri, i timori, i bisogni riguardanti il viaggio; fare spazio, in valigia e nella mente, per il proprio benessere psicologico e per l’esplorazione dei significati che stanno attorno alla scelta di partire.

Attraverso attività laboratoriali e momenti di confronto, Traiettorie+ è stato un modo per prendersi questo tempo, creando l’occasione per una riflessione introspettiva, ma anche condivisa e collettiva, all’interno di un gruppo di pari con cui trovare risonanze, affinità o differenze.

Che cos’è il progetto Traiettorie+

Traiettorie+ è un progetto che si sviluppa a partire dal libro Traiettorie. Guida psicologica all’espatrio, curato dal gruppo di ricerca di Transiti e uscito per TAU editrice nel 2023 con il contributo di Fondazione Migrantes.

Alle traiettorie è stato aggiunto un “+”, traendo ispirazione dall’Erasmus+, la forma rinnovata ed estesa del noto Programma europeo sviluppatasi dal 2014. Un segno che amplia e combina differenti possibilità e modalità di mobilità transnazionale, che Transiti ha adottato per indicare una graduale espansione del respiro e della profondità del libro, corrispondente all’intento di estendere il suo sviluppo oltre le pagine stampate per tradursi nell’implementazione di progetti ad hoc. Quello organizzato con il Polo del 900, una sorta di spin-off della guida, ne è un esempio. Traiettorie+ mira ad accompagnare studenti e studentesse in procinto di affrontare un’esperienza di mobilità internazionale all’interno del programma Erasmus+, ma non solo. Esistono numerose forme di mobilità internazionale universitaria, e guardare all’Erasmus significa anche osservare un panorama composito, fatto di collaborazioni bilaterali, progetti di sviluppo e di mobilità internazionale per il lavoro e l’apprendimento.

La proposta progettuale si articola attraverso un percorso modulare facilitato da una psicologa e uno psicologo di Transiti; un ciclo di incontri basati su alcune tematiche oggetto della Guida, pensate specificamente per studentesse e studenti outgoing. Il rapporto tra aspettative, culture, relazioni, emozioni e identità, che si incontrano e a volte si scontrano in un’esperienza all’estero, sono i punti salienti di un percorso di alfabetizzazione alla mobilità adottando una prospettiva psicologica. 

Il perché delle attività laboratoriali: fare per pensare

La scelta di attività interattive e partecipate rispecchia l’intento di fornire sia spunti di riflessione critica che strumenti di conoscenza, attraverso la possibilità di toccare con mano alcune delle peculiari condizioni in cui può trovarsi chi intraprende un percorso di mobilità. 

Traiettorie + è, infatti, un laboratorio nel quale potersi sperimentare, porre domande, improvvisare possibili risposte e soluzioni a problemi che non ci si era mai posti prima. L’apprendimento tra pari, così come l’approccio pratico e interattivo, consente a chi partecipa un maggior senso di coinvolgimento, superando un assetto frontale poco attivante quando si parla di esperienza futura. Pone le basi, inoltre, per la tessitura di una rete relazionale di supporto su cui poter contare una volta intrapreso il percorso di mobilità.

Attraverso il percorso laboratoriale, l’esperienza Erasmus può essere non solo prefigurata, ma “incarnata”, cioè iniziare a essere concretamente vissuta attraverso attività che permettono di connettere ciò che si sta provando nel presente con ciò che si vivrà nel futuro, decidendo come – ciascuno a proprio modo – raccontarlo al gruppo, in un movimento di autodeterminazione che prende forma nella narrazione di sé e della propria storia. 

I quattro incontri del ciclo sono sequenziali ma a bassa propedeuticità, in modo da permettere una eventuale partecipazione discontinua o la presenza a un solo appuntamento autoconclusivo. La proposta ha, inoltre, un carattere informale, volendosi configurare come un appuntamento “comodo”, una chiacchierata facilitata dalla presenza degli psicologi. 

Che cosa è emerso

Molte delle persone che hanno partecipato a Traiettorie+ al Polo del 900 stavano per partire per il loro primo Erasmus, molte altre per un secondo periodo all’estero.

Le esperienze di mobilità internazionale universitaria sono infatti, in molti casi, il trampolino di lancio per l’espatrio. Molte persone tornano con un senso di nostalgia che le spinge a ripartire; altre, sorprese dalla nuova vita, decidono di restare. C’è chi, dopo un periodo difficile, decide di mettersi nuovamente alla prova, chi scopre di non averne mai abbastanza, chi ritrova l’amore per la propria città d’origine e chi costruisce reti amicali che diventano ponti per muoversi nel mondo, chi scopre passioni fino a poco prima considerate esotiche e distanti, chi torna con un curriculum di studi invidiabile e chi si prende una meritata pausa, chi entra nella festa e chi la guarda storto, chi quasi è diventato bilingue e chi ha piantato dei germogli che, dopo qualche anno, tornerà a verificare se saranno cresciuti. 

Le iniziative formative proposte alle persone in partenza per un percorso di mobilità studentesca sono solitamente basate su aspetti pratici, burocratici, su scadenze-termini-limiti e sul racconto di esperienze, talvolta troppo belle per essere vere, di chi ha preceduto. 

Perché? 

Perché, si sa, chi parte per l’Erasmus parte a mille. Parte con aspettative, energie, desideri e, come chiunque, anche con tutte le proprie fragilità. 

In Traiettorie, nel capitolo dedicato alle emozioni del nostro libro raccontiamo come l’espatrio funga spesso da catalizzatore di processi psicologici che, nell’incontro con la diversità – intrinseco a qualunque esperienza di mobilità -, si palesano inevitabilmente. Le questioni pratiche, burocratiche, hanno un valore che va oltre il loro espletamento: hanno a che fare con lo status sociale, con il senso di autoefficacia (il sentirsi competenti), con le differenze culturali e la diversità tra apparati amministrativi nei vari Paesi, con i diritti e i privilegi manifesti e nascosti. Il contatto con i fogli e le firme dei permessi danno un assaggio delle dinamiche egemoniche e di potere, dei limiti dell’appartenenza, del senso di impotenza, discriminazione, sofferenza. Parlare di carte e scartoffie è noioso – noiosissimo – ma ha un impatto sul benessere delle persone, e conoscere questo impatto permette di riappropriarsi di parti della propria identità, oltre che di esercitare i propri diritti.  

Raramente queste sfumature e queste riflessioni vengono affrontate prima della partenza; meno raramente, ma comunque scarsamente, durante la mobilità. Fanno un po’ paura, c’è il timore che possano scoraggiare chi desidera partire, facendo leva e amplificando le fragilità anziché le risorse. Si finisce, perciò, con il raccontare perlopiù ciò che è finito bene. Limitare il racconto alla propria esperienza individuale rischia, però, nonostante la buona intenzione della voce narrante, di assomigliare a nulla di più che a un esercizio del diritto di cronaca. Per costruire narrazioni comuni c’è bisogno di uno sforzo attivo e intenzionale, di decostruire parti di sé per fare spazio e accettare una mediazione  che spesso trasforma, più e più volte, sia il punto di vista della singola persona che quello del gruppo.

Co-costruire un percorso significa infatti disporre le trame su cui si possano intrecciare i fili di diverse storie e, allo stesso tempo, porsi nell’ottica di modificare queste stesse trame. 

Prepararsi alla partenza da un punto di vista psicologico significa, quindi, sbirciare un po’ oltre la cortina di fumo denso della paura. Si tratta di trovare modi costruttivi e generativi di porre domande scomode, di abbandonare la pretesa di trovare risposte perfette e di accettare che saranno provvisorie, di allenare la permeabilità del pensiero e di sperimentare diverse posizioni nelle relazioni con le persone e con i luoghi. Si tratta di un’operazione coraggiosa che ciascuna persona può – deve – compiere con i propri tempi e secondo il proprio ritmo, che permette di scoprire la meraviglia ma anche “la parte brutta” della mobilità in un contesto protetto, accogliente, sapendo di non essere le uniche, gli unici ad attraversare quei vissuti.

Le collaborazioni che hanno dato vita al progetto

Il Polo del 900 di Torino è un luogo-collante, inserito nel tessuto urbano, un luogo “vicino” e un punto di riferimento con un’offerta culturale poliedrica, uno spazio neutrale (non è l’Università) ma che conserva la sua atmosfera istituzionale. E’ un luogo da poter frequentare e abitare, in cui hanno trovato “casa” i vissuti di studentesse e studenti partecipanti al progetto. I suoi diversi ambienti (più o meno raccolti, esposti, ampi, di passaggio etc.) hanno accolto Traiettorie+ permettendo a ciascun incontro del ciclo di respirare un clima differente, facilitando le attività laboratoriali, la condivisione, il dialogo. Il Polo è anche uno spazio in cui, alla fine di ogni appuntamento, fermarsi a bere un bicchiere, sgranocchiare qualcosa, continuare a parlare delle tematiche affrontate attraverso le attività in un clima confortevole e vivace, prendendosi un momento per decomprimere e fare rete. Infine, il Polo è un luogo in cui tornare, da frequentare indipendentemente da Traiettorie+, che i giovani partecipanti possono aggiungere in quanto punto di riferimento alle loro mappe mentali di Torino.

Oltre a questa preziosa collaborazione, il contatto con gli Uffici della Sezione Mobilità Internazionale dell’Università degli Studi di Torino è stato fondamentale per la comunicazione dell’iniziativa a borsisti e borsiste prossime alla partenza e per riflettere insieme su future progettazioni

Ulteriori slanci

Questa incursione di Transiti nel mondo della mobilità per studio rappresenta la prosecuzione di riflessioni emerse a partire dal progetto “Verso il benessere in espatrio scientifico”. Si inserisce, pertanto, in un percorso più ampio di esplorazione e co-costruzione di iniziative di sensibilizzazione sulle tematiche psicologiche legate alla mobilità internazionale dedicate alle persone e alle comunità italiane all’estero. 

Chi ha preso parte a Traiettorie+ ha sottolineato l’esigenza di pensare a percorsi che diano continuità agli spunti di riflessione aperti durante il ciclo di incontri, attraverso iniziative che possano proseguire durante il periodo di permanenza all’estero e momenti di riflessione e confronto al rientro dall’Erasmus. Quella del ritorno in Italia e dell’elaborazione dell’esperienza di mobilità si conferma, infatti, una questione di grande rilevanza che coinvolge tutti e tutte, comprese le persone che non si muovono fisicamente e che rimangono nel contesto d’origine in “attesa” di chi si è trasferito. 

Il gruppo di studenti e studentesse ha apprezzato e valorizzato, sia nel corso degli incontri che in un follow-up a progetto concluso, la prospettiva psicologica sulle tematiche relative alla mobilità, solitamente poco esplorate nelle fasi precedenti alla partenza. Questo conferma la necessità di sensibilizzare tanto le persone in traiettorie di mobilità quanto le istituzioni che promuovono questi movimenti.

Temi come la motivazione, le relazioni, le emozioni e le aspettative, gli stereotipi e i pregiudizi hanno permeato trasversalmente le attività, permettendo di alternare momenti di scambio profondo a interazioni giocose e attività corporee sviluppando un ritmo flessibile, coinvolgente e non retorico. 

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Questo articolo fa parte di una piccola serie sul benessere psicologico in mobilità internazionale, pensata per chi si trova in una traiettoria d’espatrio ma anche per chi quella traiettoria la osserva, talvolta da lontano.