Comunità onlife: “nuovi” spazi di vita

Come le nuove tecnologie permettono a comunità radicate in un territorio di estendersi oltre i confini geografici, abitando l’onlife

L’onlife: un mondo da abitare

La rivoluzione digitale ha avuto un impatto trasformativo sul mondo che conoscevamo, ridefinendo i confini degli spazi umani e il nostro modo di relazionarci, con noi stessi e con gli altri. Non solo ci ha offerto nuovi strumenti, ma ha creato nuovi spazi, quelli digitali, che oggi sono a tutti gli effetti luoghi di incontro, scambio e condivisione. 

Questo cambiamento ha generato nuove modalità di vivere le esperienze, percepire l’ambiente e abitare i luoghi. Le tecnologie digitali, infatti, ci permettono di sperimentare relazioni e connessioni che non si radicano soltanto nello spazio fisico, ma che spesso nascono e si sviluppano proprio negli ambienti digitali.

Le nuove tecnologie permettono a comunità radicate in un territorio di estendersi oltre i confini geografici, penetrando negli spazi digitali e sfruttandone le potenzialità. In questo modo, le comunità non si circoscrivono unicamente ai luoghi geograficamente collocati, ma si sviluppano in modo continuo tra ambienti analogici e digitali, assumendo forme ibride e dando origine a quelle che possiamo chiamare comunità onlife

Costruire legami, cioè essere comunità

Le comunità si formano quando un gruppo di persone si riconosce in un’identità condivisa, sviluppa una progettualità collettiva e un senso di appartenenza. Questo senso di affiliazione nasce spesso da legami familiari, amicizie e rapporti di vicinato. L’idea di comunità, infatti, è da sempre fortemente legata al territorio, poiché lo spazio geografico è inteso come principale luogo di relazione.

I luoghi che abitiamo, però, non sono spazi neutri. Sono simboli di appartenenza e di relazione. In particolare, gli spazi urbani di socialità informale, come caffè, parchi, biblioteche e piazze, svolgono un ruolo vitale per le comunità. Questi spazi, definiti dal sociologo Ray Oldenburg terzo luogo, sono contesti di incontro e di socializzazione e contribuiscono alla creazione del senso di comunità. Sono spazi dove le persone possono condividere momenti, valori e credenze e costruire un patrimonio comune di significati e un linguaggio familiare. 

Ma non è solo la condivisione di uno spazio ciò che definisce e contribuisce alla formazione delle comunità, sono i legami e la possibilità di riconoscersi in un Noi condiviso. Pertanto, anche quando c’è uno spostamento verso nuovi luoghi da quello di origine, come nelle traiettorie di espatrio, il bisogno di far parte di una dimensione collettiva-comunitaria non viene meno, ma trova nuove forme e modalità. 

Rimanere connessi 

Per chi vive una traiettoria di mobilità, Internet e le nuove tecnologie sono una grande risorsa. Essere connessi alla Rete permette di raccontare la propria esperienza, di condividere la quotidianità e, almeno in parte, il proprio vissuto. Generando contenuti fruibili in qualsiasi parte del mondo, cambia la percezione della lontananza tra luoghi e tra persone, facendoci sentire più vicini, più a casa. Avere accesso a Internet rappresenta un canale comunicativo sempre aperto con la cultura di origine e la possibilità di mantenere un forte legame con le relazioni che abbiamo lasciato a casa.

Talvolta però, questo attaccamento può essere un ostacolo al naturale processo di adattamento al nuovo contesto di vita. Adattarsi infatti, richiede un certo distacco dal contesto di provenienza e un contatto prolungato con il luogo di arrivo. Vivere un’esperienza di espatrio comporta un processo di rinegoziazione di sé attraverso l’integrazione delle proprie radici con le nuove relazioni che si costruiscono. Il processo di adattamento  delinea un nuovo equilibrio tra l’appartenenza che ci radica al paese di origine e il bisogno di creare una connessione profonda con il nuovo contesto. 

La Rete favorisce il legame con la cultura di provenienza e con i legami familiari ma può anche rallentare il processo di adattamento. Cambiando punto di vista, può essere una risorsa anche per conoscere il territorio e il contesto di arrivo, coltivare nuove relazioni e costruire appartenenze a nuove comunità.

Il senso di appartenenza è fondamentale per sentirsi accettati, partecipi ed efficaci in un  contesto. Tuttavia, il senso di appartenenza nella Rete, in particolar modo quando guidato da mancanze e difficoltà e non strutturato e pensato a priori, è estremamente parziale.

Alcuni contesti online possono favorire la nascita di un senso di identità comune tra le persone. La differenza, però, tra un semplice gruppo online e una comunità vera e propria, risiede nella capacità di sviluppare legami affettivi. Proprio come nelle comunità territoriali, anche nelle comunità che prendono forma in Rete è essenziale coltivare relazioni basate sull’affetto e sulla fiducia reciproca. 

La comunicazione digitale e i social media stanno perciò cambiando il modo in cui le comunità si formano e si mantengono. L’idea stessa di comunità, oggi, si declina anche attraverso le connessioni in Rete. Tuttavia, non tutti gli spazi digitali, per quanto numerosi e variegati,  favoriscono la costruzione di relazioni autentiche o di veri legami comunitari. Così,  come i luoghi fisici influenzano il nostro modo di relazionarci, anche gli spazi digitali, ciascuno con le proprie specificità, condizionano il modo in cui incontriamo l’altro e stabiliamo connessioni.

Spazi in Rete come terzo luogo

Pensiamo ai forum, ai social network, ai gruppi di discussione o alle piattaforme di condivisione: sono luoghi digitali in cui le persone si ritrovano, si confrontano, condividono interessi, esperienze e talvolta anche momenti di quotidianità. In questi ambienti digitali può nascere un senso di familiarità e di comunità, si possono coltivare relazioni significative, sviluppare un linguaggio comune e costruire insieme un’identità condivisa. 

In questo senso, tali spazi digitali si avvicinano molto alla funzione sociale del terzo luogo, essi possono essere considerati, almeno in parte, dei nuovi terzi luoghi. La vita sociale, insomma, si sta progressivamente vivendo anche negli ambienti digitali, i quali sono diventati spazi abitabili e capaci di sostenere legami.

Alcuni di questi spazi possano offrire le condizioni per far emergere quel senso del Noi, che Giuseppe Riva descrive come un sentimento di affiliazione e identità che si concretizza nella possibilità di pensare e costruire un progetto collettivo, rafforzando ulteriormente i legami sociali e promuovendo la partecipazione alla vita comunitaria.

La possibilità di avere interazioni regolari, condividere esperienze, scambiarsi supporto e costruire insieme un’identità basata su un racconto collettivo contribuisce alla creazione di legami significativi, anche in assenza di vicinanza fisica. 

Nuove e vecchie appartenenze: esperienze di vita comunitaria onlife

Pensiamo, ad esempio, alle community nate intorno a esperienze di espatrio. La storia di Maria Chiara Prodi è la prova di come il bisogno di sentirsi comunità  possa concretizzarsi in un progetto condiviso grazie alla rete di persone, formale e informale, e alla Rete delle connessioni. Attraverso il racconto della propria storia, Prodi evidenzia come l’espatrio non sia solo una scelta individuale, ma un fenomeno collettivo con implicazioni politiche e sociali significative. Le traiettorie di mobilità coinvolgono intere comunità e famiglie, trasformando l’esperienza individuale in una questione politica. 

La necessità di ritrovare una dimensione collettiva può determinare la costruzione di uno spazio di supporto e ascolto in grado di creare una rete di relazioni entro la quale coltivare le risorse dei singoli e della comunità. Come nel caso di Italian Women USA, una community di donne basata sul valore della gratuità e della reciprocità che offre supporto alle donne italiane che vivono negli Stati Uniti. La community si propone quindi come uno strumento concreto per accompagnare le donne italiane in un processo di adattamento e valorizzazione delle proprie risorse in un contesto come quello statunitense, che può offrire molte possibilità, ma richiede anche flessibilità, preparazione e resilienza. Non si tratta solo di un aiuto reciproco, ma di costruire insieme nuove forme di solidarietà e cittadinanza attiva, dove le esperienze di ciascuna diventano patrimonio collettivo. Iniziative come IWUSA dimostrano quanto sia importante creare reti di supporto specifiche, formali ed informali, capaci di tenere conto delle differenze di genere e delle sfide particolari legate al contesto socio-culturale. 

Queste esperienze vedono intrecciarsi la Rete di Internet e delle connessioni digitali con la rete di legami e di persone. L’intervista a Maria Chiara Prodi e l’iniziativa IWUSA mettono in luce che anche a migliaia di chilometri dal territorio di origine, può emergere un comune senso di essere parte, un sentimento profondo che intreccia il legame con il paese da cui si proviene al nuovo contesto di vita. 

Il coinvolgimento e la partecipazione permettono di riattivare la dimensione collettiva attraverso un reciproco riconoscimento e il sapere di non essere soli, collocando il racconto individuale in un racconto più ampio, condiviso, che tuttavia non appiattisca le differenze. Potersi riconoscere reciprocamente e nutrire il legame con le proprie radici diventa allora la base del senso di Noi che permette di  pensare nuovi progetti collettivi. 

Costruire comunità intorno all’esperienza di espatrio significa poter nutrire parti di sé e della propria appartenenza in un processo di evoluzione identitaria e cambiamento, conservando una posizione partecipativa e attiva. Un percorso nel quale gli spazi digitali possono essere nuovi luoghi nei quali conoscersi, incontrarsi, ampliare la rete sociale e condividere il proprio vissuto rafforzando il senso di appartenenza.

Connessione tecnologica e connessione umana

L’accesso a Internet crea un canale comunicativo e dà la possibilità di formare e ampliare reti di persone, che da un lato mantiene vivi i legami con chi è rimasto nel paese d’origine, e dall’altro può facilitare la nascita di nuovi legami nelle terre di arrivo. 

Questo processo, però, non è scontato. Non tutti gli spazi online sono in grado di sostenere una relazione profonda e duratura tra le persone. Il senso del Noi, infatti, non nasce semplicemente dalla condivisione di un interesse o di un’esperienza, ma da una relazione che si costruisce nel tempo, che attraversa anche conflitti e momenti di crisi, e che si nutre di reciprocità.

In questo senso, il ruolo dell’intenzionalità diventa fondamentale. È il modo in cui gli spazi digitali vengono abitati a determinare se potranno evolversi da semplici luoghi di scambio a veri contesti comunitari. Solo laddove si creino le condizioni per un’interazione significativa, fondata sull’ascolto, sull’impegno, sulla co-costruzione, può emergere quel Noi che Riva descrive come l’esito più profondo del vivere insieme.

In definitiva, se da un lato gli spazi digitali estendono le possibilità di relazione e comunità oltre i confini geografici, dall’altro pongono una sfida: trasformare la connessione tecnologica in connessione umana. È in questa trasformazione, fragile ma possibile, che risiede il potenziale più autentico delle comunità onlife.

Per approfondire:

Questo articolo fa parte di una piccola serie che vuole essere un punto di partenza per pensare nuove comunità possibili.
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